domenica 16 dicembre 2012

Talete







Talete diceva che la morte non differisce in niente dal vivere, e aveva ragione. Infatti se non ci fosse la vita non ci sarebbe la morte e se c’è la morte è perché prima c’era la vita. Lo stesso sviluppo degli organismi è collegato alla morte di altri organismi, il nutrimento dei corpi è il risultato della morte di altri corpi, l’accrescimento di un corpo è dovuto alla morte delle cellule preesistenti, il mutamento e il divenire dei fenomeni sono una morte continua. Dunque la vita e la morte sono gli elementi costitutivi del mutamento, del divenire, che è la caratteristica fondamentale di tutti i fenomeni della realtà, cioè della materia. E se la materia è un continuo mutamento, che cosa siamo noi, poveri corpi umani ? Prima un bimbo, poi un giovane, poi un uomo maturo, poi un vecchio, infine un cadavere. Che cosa c’è di stabile in noi, di durevole, di immutabile ? Proprio nulla. Siamo forse quelli di prima ? E’ difficile dirlo, certo non saremo più dopo. Verrebbe quasi da dire che non siamo affatto, dal momento che mutiamo di continuo senza, talvolta, neppure aver coscienza di noi stessi. I nostri pensieri fluiscono dentro di noi come un torrente in piena dal quale siamo travolti senza scampo. Non sappiamo neppure perché pensiamo a certe cose ora e non ad altre, non sappiamo perché abbiamo certi impulsi, certi sogni tortutatori.
L’unica cosa che sappiamo è di essere presenti e di subire tutto quello che accade dentro e fuori di noi, null’altro. Saremo presenti anche alla nostra morte, e dopo ? Non saremo più presenti ? Chi può dirlo ? Non abbiamo certo voluto noi venire al mondo e la nostra presenza qui è sempre stata espressa nella nostra domanda : “ Perché ? “
Schopenhauer ( Il mondo come volontà e rappresentazione, IV, ed. Laterza ) aveva cercato di rispondere e, secondo me, in modo persuasivo e suggestivo : “ Non abbiamo dunque da indagar né il passato innanzi la vita, né il futuro dopo la morte : invece come unica forma in cui la volontà si svela dobbiamo conoscere il presente. “ Ed io penso che noi siamo presenti adesso in quanto apparteniamo all’eterno presente. Che cosa saremo in fin dei conti ha poca importanza. 

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