Putre senescebat deserto in litore fanum.
Semirutae stabant hedera cingente columnae,
muscus humi triglyphos circum lateresque linebat,
iamque ipsum limen tenues effuderat herbas,
et rubus implerat multa propagine lucum.
Aeditumus morti servabat proximus aedem
iam collabentem, veteres vetus ipse ruinas.
At cellae in medio, taciti velut immemor aevi,
arboris haerebat trunco modo puber Apollo.
Iamdudum priscis aberant sua numina templis,
templaque
corruerant : terra caeloque repulsi
daemones
errabant, ventis et nubibus acti :
deseruere Lares
vicos et compita : passim
deflebant fontes
summisso murmure nymphas.
Unus in occulto
fani iuvenalis Apollo
stabat agens
aliud, subrepentique lacertae
insidiabatur.
Suspendit dextra sagittam :
ipse silet :
sese iamiamque lacerta deo dat.
Un tempio in rovina invecchiava su una spiaggia
deserta. Le colonne mezzo diroccate erano tenute in piedi dall'abbraccio
dell'edera e per terra il muschio ricopriva i triglifi e le pietre del
pavimento. Anche l'ingresso era stato invaso da sottili erbe e i rovi avevano
riempito il bosco sacro di fitte ramificazioni. A custodire il tempio cadente
c'era un guardiano ormai prossimo alla morte, vecchio tra vecchie rovine. Ma in
mezzo alla cella, come indifferente al silenzioso scorrere del tempo, stava
appoggiato al tronco di un albero un Apollo appena adolescente. Da tempo ormai
gli dei avevano lasciato i loro antichi templi e i templi erano crollati:
scacciati dalla terra e dal cielo vagavano come demoni, spinti dal vento e
dalle nuvole. I Larii avevano abbandonato borghi e crocicchi; qua e là le fonti
con un mormorio sommesso piangevano le Ninfe. Solo quell'Apollo giovinetto
restava in piedi nella parte più segreta del tempio, intento a tutt'altro:
spiava una lucertola che si arrampicava lentamente su per il tronco. Con la
destra il Dio tiene sollevata una freccia; trattiene il fiato: la lucertola è
ormai sotto tiro.
( traduzione di Nora
Calzolaio )
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