Sull'opaca
distesa
lentamente
a colpi di remo
fra
lievi balzi di spuma
avanzava
la barca
nera,
lo
stanco nocchiero
il
braccio tendeva
bianco
sopra
il remo,
affondandolo
nell'acqua
buia.
Vortici
intorno,
misteriosi
gorghi
balbettavano
ignote
litanie,
vicino
le procellarie
rispondevano.
Più
in alto
i
gabbiani si astenevano,
avulsi
testimoni,
dalle
sterili acque.
Lentamente
a colpi di remo
sull'opaca
distesa
la
barca nera
s'inoltrava
sull'acqua
plumbea,
nel deserto
liquido
scivolava
inesorabile,
sotto
un cielo incolore
tra
nubi vorticose.
Fra
lievi ansiti di spuma
lo
stanco nocchiero
il
braccio tendeva
bianco
e
il remo affondava
nell'acqua
nera.
E
nel silenzio
al
remeggio
su
dai mulinelli spumosi salivano
spiriti
fallaci, veli tenui
d'insidiosi
colori,
inauditi
rumori attutiti
dall'onda
e odori
di
essenze d'oriente.
Assente
era colui che ascoltava,
né
turbato dall'inganno,
procedeva
pallido col suo remo.
Ma
l'onda più aspra divenne
e
turgida e il mare più nero
e
più bianco.
Nel
cielo i pensieri tortuosi
scaturirono
faville
colme
di minaccia,
tremendo
scoccò il rombo
il
dardo.
Assente
era colui che ascoltava
e
la sua mano il remo calcava.
Insidiose
e tremanti
l'onde,
dèmoni vaganti,
variegate
fluivano assorte,
ombre
della rapida morte.
Ed
egli varcò la corrente,
passò
oltre il cupo fragore
e
sulle equoree pianure
vide
le figlie di Forco.
Quali
cigni danzavano
sulle
brillanti lande,
canute
e un occhio
e
un dente solo avevano,
irridevano
le gengive
i
vanti delle Sirene.
Ah,
di quali pene
gli
afflissero la vista
l'altre
figlie di Forco
le
Gorgòni maligne
di
serpi incoronate !
Odiate
dai mortali
suggono
la vita
con
gli sguardi fatali.
Insidiose
e tremanti
l'onde,
dèmoni vaganti,
variegate
fluivano assorte,
ombre
della rapida morte.
Ratti
alitanti destrieri,
accecanti
miraggi,
i
cani del Cielo
piombarono
ventando
di
grandi ali l'ardito
nauta.
Avidi di carogne,
grifoni
dal rostro
acuto
rampogne gracchiavano.
Brillavano
ancora l'onde
assetate
d'aride sponde,
brillavano
dal grembo tenace
sull'orma
dell'eterna pace.
Ma
udì prima un borbottìo
sommesso
e poi un grondare
delle
bavose bocche, dei ceffi
di
Scilla, enfiati di calunnia,
di
nera notte invasi.
E
piano, piano avanzava,
la
barca via scivolava
sull'onde
frementi di schiuma
fra
vampe di torbida bruma.
Ed
ecco improvvise le rupi
irte
di massi, scagliose
emersero
dalla nebbia fallace,
ali
di furo rapace.
Un
murmure maestosi cipressi
addussero
all'onda ventosa,
tremarono
arcani riflessi
nell'aria
ormai luminosa.
La
chiglia s'infisse nel lido,
discese
e col remo trafisse
le
sabbie e quello, albero nuovo,
diramò
novelle radici.
E
i piedi calcarono il suolo
dell'isola
ignota ai mortali.
Respirò.
Un'aura pregna d'aromi
immortali
l'avvinse
e
dalla selva espirante
venne
un sommesso richiamo.
Allora
il volto protese
colpito
da voce a lui nota
e
vide, tremando di gioia
e
ai sensi umani rapito,
suo
padre incontro alla riva
radioso
di luce più viva
del
sole, e sorse con lui alla sorte
dei
Vivi nella terra di Morte.
Nessun commento:
Posta un commento