sabato 21 febbraio 2015

Arturo Graf ( 1848 -1913 )










 
L’ISOLA DEI MORTI


In mezzo al mare un’isola remota
Da quanto vive e si travaglia al mondo:
Intorno il mar che non ha fin né fondo:
In alto il ciel ch’eternamente ruota.
Poche, stagliate, cenerine rupi,
Cui, da piede, la salsa onda frastaglia;
Sulle rupi, all’ingiro, una gramaglia
D’erti cipressi inviluppati e cupi.
Sterminato è quel mar, placido, tetro;
Né fragoroso turbine sovverte,
Né lenta prora fende mai l’inerte
Onda che muta splende e par di vetro.
Sterminato è quel ciel, nitido, eguale;
Né tenebrosa nuvola vi tuona,
Né uccel che migri ad agognata zona
Batte mai pel diffuso etere l’ale.
Sotto l’antico ciel, nella grandeva
Pace obliosa, incommutabilmente,
Dalla silenziosa onda lucente
L’isola come salda ombra si leva.
Vasta quiete, alto silenzio! Un Lete
Fatto mare: un’immobile parvenza:
Uno stupor senza memorie, senza
Desio... Vasto silenzio, alta quiete!
Solo, quando nei gorghi algidi spento
Cade (poiché rifulse invano) il sole,
Fra i gran cipressi, entro le cave gole,
Mormora un lieve spirito di vento.



Questi versi mi furono in parte suggeriti da un noto quadro di
Arnoldo Bocklin.

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