venerdì 13 febbraio 2015

Ellade






O tu che frenasti l'impeto barbaro
di Dario e Serse,
sorgi ora Grecia,
da Capo Sunio un coro unanime
per te s'effonda
alla tua gloria,
di nuova vita fremente palpito
sia il tuo coraggio, terra dei forti !
Tu, sotto al giogo
eletta vittima
d'avidi satrapi servi dell'oro,
troppo hai sofferto con voci fievoli
del ladro nordico
il ceppo odioso.
S'alzi ora
il responso sacro di Delfi
e a precipizio dalle Fedriadi
vergogna cada
e tradimento !
Splenda al sole alta fronte,
all'astro rida
presàga vergine fiera, nei cori
fulgenti echeggi
di Tirteo il valore
d'una rinata Sparta ed atterri
il morboso serpente, delle nebbie
cimmerie cinto.
Dilaga esso figlio
dell'inferno e di Pluto, orrido drago
della Germania,
e a fiumi beve il sangue dell'Europa.
E tu madre
dall'antico servaggio assolta e libera,
ora sei serva
all'usuraio impero ?
Te che di Byron il gran nome onora,
che d'orgoglio ancor fremendo
esalti sull'are tue solenni,
o bianca Atene,
nemica dei tiranni, invitta vergine,
il risorto Demostene ti sproni
all'alta impresa.
Come quando addusse dal diluvio recente
nuovi mostri
la terra
e dall'ardente trasse fango
di specie immani
immagine insperata,
così rinacque in ceneri innovate
un infausto Pitone
dalle fauci
fuoco e veleno vomitando nero
sul mondo appena ridestato.
Colmo
del suo morbo era il cielo,
volitanti
nembi empivano silenti spazi senza stelle
e i monti e le vallate
agitavano fiamme.
Ed ecco
udì Febo Apollo e dalla vetta
giù venne dell'Olimpo in cuore irato,
il dio arco d'argento, e d'accecante
luce scoccò
terribile saetta.
Un lampo lacerò la notte
e il crollo colse
il maligno mostro e abbattute
furono nebbie e nubi e il buio vinto.
E s'effuse nei cieli
lo splendore
dell'eterno sorriso
sopra il mare.
O Figlia dell'Arciere,
dell'ignito Occhio
del cielo, ogni armonia,
ogni arte, ogni carme
da Te viene,
di Natura ogni luce,
la vittoria
sia il sigillo
dei secoli futuri.

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