sabato 11 aprile 2015

Alla Musa ignara, 1






Come un fantasma nella desolata notte
ella divampa nella mia memoria,
il suo viso, i suoi occhi sono fari
di vorticosa luce, abissi ignoti
per l'ignaro mortale, filtri
di visioni segrete offerti nella coppa
dell'eterna vita.
Come un fantasma nella desolata notte
ella mi scorge, mi guarda fissamente,
i suoi occhi m'avvolgono in un baratro
di luce, mi sorride e il mio cuore si scinde.
Per la schiena del monte il vento scorre
e freme la selva, tra le rupi risuona
l'acqua che ferve a precipizio.
Grande dal mare sale la luna
e piena e luminosa guarda.
Guarda la pianura turbata dai venti
e sente le fronde ululare degli alberi
e vede sull'ampio mare le creste
elevarsi criniere di folli cavalli
in corsa echeggianti sull'equoreo manto.
Le stelle cadere sembrano in un dubbioso crollo
e tremule piangono il loro disperato amore,
un ansimo si sperde per il vasto cielo.
Ah, il tuo sorriso mi dischiude
a inimmaginati paradisi ove il vento
sfiora i petali d'innumerevoli fiori,
non una foglia cade dalle fronde fruscianti,
non un dubbio si posa quale nero presagio.
Tu non puoi ingannarmi, il tuo viso
è aurora senza fine sul mare nascente,
astro solitario e fulgido del mattino,
messaggero di speranze divine.
Tu non puoi ingannarmi, il tuo viso
è puro quale fonte chiara delle montagne,
irradia la luce celeste e sereno splendore.
Il cuore mio ti offro, vedi, palpitante,
e come boccio di rosa si apre con gioia
perché giunga sino a te il suo profumo.
Cogli i fiori del mio verde giardino
soffermati a contemplarne le corolle,
inébriati del mio inebriante desiderio.
Posa il tenero piede presso la radice
della mia pianta, cogli il suo frutto
ora rubescente e sentirai il sapore
dolcissimo effuso alla tua bocca.
O voce d'echeggianti musiche,
magia d'incanti, foresta di suoni,
selva di selvaggia chioma, misteriosa corsa
di murmure, o idea di dolcissima
mente, volgiti per un attimo
e attendi alla mia preghiera,
ascolta la mia supplica, profferita
in ginocchio. Dolce brama d'amore,
sei una donna o una dea ?
Chi mai te vide primo rimase
a te innanzi, ma non rapito
come alla tua voce nel suadente suono
io scorsi il sorriso di miraggi
remoti sognati nell'infanzia.
Il frutto proibito sei forse
delle Esperidi ? Tu incanti le onde
delle maree con la dolce melodia e dorme
ad essa il tuo bambino cinto
dalle tue braccia, dorme in un sonno
di pace. Silenzio lo avvolge
nell'amore eterno, silenzio
lo carezza nel calmo grembo.
Dove sei ora ? Dove ti porta
l'ignoto intrecciarsi delle vie del mondo ?
Quale via solcasti dell'insidioso
labirinto del tempo, per quale meta
salpasti del tenebroso mare ?
Viso velato dell'ombra,
labile fluttuare di memoria,
disperata speranza,
tu che torni come onda marina
a fiaccare il lido ormai sterile,
con quale nome potrò invocarti ?
Come potrò incontrare
il tuo passo leggero
quasi volo di rondine ?
Come può resistere il debole mortale
allo scintillio incantevole
dei tuoi occhi ? Una parola
arcana certo tu possiedi
più efficace d'un farmaco,
essa dona giovinezza immortale
o la morte. O ammaliatrice
dei mortali, quando la tua voce
udirò ancora ? Quando l'avido
giorno, di lei inattesa musica,
verrà ? Quando l'inaudito verbo
tremerà colmo sulle labbra
di gioiosa lacrima ?
Ah, s'apre innanzi il vasto oceano
dei sogni e tenebrosa e cupa
nube s'eleva all'orizzonte.
Fra veli franti di rubra luce
s'ode il tuono dalle nere montagne,
s'ode forse di minaccia un sonito,
forse se Noto correrà
sopra le onde ostile.
Incerto non scorgo il destino
nell'incerto lume,
ah, il tramonto nei tuoi occhi
svelarmi possa l'aurora
di domani ! O dea nei tuoi occhi
l'anima mia giace
e nei tuoi respiri trema.
Come un fantasma nella desolata notte
tu divampi nella mia memoria
e la bocca tua, il tuo labbro
l'arcano schiudono
dell'eterna vita.

Nessun commento:

Posta un commento