Friedrich
Wilhelm Nietzsche La nascita della tragedia ovvero Grecità e
pessimismo ( 1872 )
Roma,
Newton-Compton, 1993
P.
112. Nel ritenere Socrate il primo esponente della scientificità N.
lo accusa di falsità o di astuzia nel voler nascondere dietro il
paravento della filosofia la verità inaccettabile, mentre per
Kierkegaard Socrate è l'assertore della verità, cioè del Nulla.
E' chiaro però che in ogni caso Socrate si presenta come nemico
della originaria religiosità greca.
P.
141. E' importante questa affermazione : “ dobbiamo immaginare che
il Greco dal profondo sentire avesse nei suoi misteri un sostrato
incrollabilmente saldo del pensiero metafisico, e che tutti i suoi
impulsi scettici si potessero sfogare sugli dei olimpici. “
P.
142 : interessante contrapposizione tra il mito “asiano” di
Prometeo e il mito semitico del peccato originale ( opera di Eva ! ).
Il Nietzsche come molti al suo tempo ( seguendo Gobineau ) è
convinto della superiorità culturale dei popoli arii. Inoltre non è
esente da una certa misoginia ( ma aveva perfettamente ragione ! ).
P.
144. Dopo la splendida rifioritura del mito dionisiaco grazie ad
Eschilo e Sofocle, con Euripide abbiamo l'uccisione del mito, data la
sua mentalità raziocinante e la cultura sofistica. Anche la musica
dei cori di Euripide, per quanto elaborata, non è più dionisiaca,
ma semplice imitazione di quella autenticamente dionisiaca.
P.
145-146. NB : Euripide è colui che ha portato sulla scena lo
spettatore e con esso la rappresentazione della realtà quotidiana,
inficiando in maniera irrimediabile il mondo eroico dei predecessori,
cioè di Eschilo e Sofocle.
NB
: come già Kierkegaard ( cfr. Sul concetto di ironia ) anche
Nietzsche ritiene che il miglior giudice degli intellettuali della
sua epoca sia Aristofane ( qui con le Rane, viene chiamato a
testimoniare sul merito di Euripide ).
P.
150, N. afferma che “ la sua ( di Euripide ) tendenza
antidionisiaca si smarrì in una tendenza naturalistica e non
artistica “ accusa cioè Euripide di avere tolto al dramma il suo
alone di rappresentazione sacra e di averlo abbassato al rango di
dramma sentimental-borghese, a causa della sua mania sofistica e
raziocinante e della simpatia per l'insegnamento socratico.
P.
151. E' significativo l'accostamento di Euripide a Descartes. La
divinità che nei prologhi delle tragedie euripidee garantisce della
veridicità del mito è paragonata alla divinità che Cartesio chiama
a garante della veridicità della realtà ( Discorso sul metodo
). La polemica contro Euripide sottintende la polemica contro il
razionalismo in genere, ben presente in Verità e menzogna in
senso extramorale.
P.
152. Socrate nelle Nuvole di Aristofane, presentato come
massimo tra i sofisti, Socrate maestro di una nuova cultura basata
sul dubbio sistematico, Socrate che afferma di non saper niente, in
queste pagine Nietzsche si avvicina alla concezione di Socrate
presentata da Kierkegaard in Sul concetto di ironia ( vedi mio
post pubblicato l'anno scorso ). In definitiva il filosofo ateniese è
il grande distruttore del mondo ellenico, la cui radice è costituita
dal dionisismo, Socrate è infatti l'acerrimo nemico di Dioniso, è
la razionalità corrosiva contro il magico e primitivo mondo
dell'inconscio e dell'istinto.
P.
155. Rispetto al Socrate nichilista di Kierkegaard, il Socrate della
Nascita della tragedia non è inteso “ soltanto come una
potenza dissolvente e negativa “. Nietzsche attribuisce al filosofo
il dubbio se veramente l'essenza della realtà sia soltanto logica e
non anche musicale cioè irrazionale. Il sogno ammonitore apparso più
volte a Socrate verso la fine della vita e che lo esortava a
praticare la musica è un segno di un vacillare della certezza
logica, della razionalità di fronte alla complessità del reale, da
parte del maestro di Platone. In ciò Nietzsche si discosta, anche se
lievemente, dalla concezione di Kierkegaard.
NB
: ne Il Taoismo di Aldo Tagliaferri ( ed. Newton ) si
avvicinano le concezioni taoiste basate sulla spontaneità
dell'istinto naturale a quelle di Nietzsche. Anche l'idea dell'eterno
ritorno sembra essere un elemento comune ( vedi pag. 25 ).
P.
162. Seguendo la filosofia di Schopenhauer, N. arriva a una sorta di
consolazione metafisica nella considerazione che la nostra vera
essenza è l'Essere Originario, e che noi siamo in quanto principium
individuationis una mera apparenza ( cap. 17 ).
P.
164. “ La musica veramente dionisiaca ci si presenta come un tale
specchio universale della volontà del mondo : quell'evento intuitivo
che si riflette in questo specchio si amplia subito per il nostro
sentimento a immagine di una verità eterna. “ La musica dionisiaca
a cui si riferisce è evidentemente quella di Wagner.
P.
167-168. Eccezionale analisi della miseria dell'uomo moderno, uomo
“teoretico” e negatore dell'evidente illogicità dell'esistenza,
manca di una cosa fondamentale, del coraggio di vivere e di morire.
P.
172. Nel cap. 19 Nietzsche si fa araldo del nazionalismo germanico,
nella esaltazione unilaterale della musica tedesca degli
indubbiamente sommi Bach, Beethoven, Wagner. Egli collega poi lo
“spirito” della musica tedesca romantica a quello della filosofia
tedesca di Kant e Schopenhauer per poi considerare i tedeschi quali
fervidi discepoli e forse eredi del mondo ellenico, unico e
insuperabile modello. Si tratta di un semplice e semplicistico
schematismo, ma non è dubbio che l'età romantica tedesca sia stata
un'epoca di altissima civiltà e cultura, e di essa certo Nietzsche è
un degno rappresentante. In confronto a questa epoca la nostra è
quella di una banda di straccioni.
P.176-177.
La musica va ben oltre il mito e la rappresentazione di esso. Così
nel Tristan und Isolde di Wagner, la vicenda in sé si pone
come limite, come oggettivazione della trascinante e tempestosa
fiumana musicale che lo trascende, piena di infiniti significati.
P.
183. Le considerazioni sull'importanza del mito per la vita di un
popolo e dello stesso individuo sono di grandissimo rilievo :
l'internazionalizzazione, il cosmopolitismo, il pandemonio delle
credenze, l'esterofilia, la propensione alle religioni straniere,
tutto questo è tipico della nostra epoca, che è l'epoca del
tecnicismo scientifico e dell'annichilimento dell'essere umano. Solo
il mito offre una ragion d'essere, una giustificazione alogica,
irrazionale, all'esistenza umana, la cui vita “razionale” sfocia
inevitabilmente nel nihilismo.
P.
185. L'essenza del dionisiaco è l'aspirazione all'infinito, come la
rivelazione dell'eterno “gioco” del mondo e del dio che lo forma
e lo distrugge. Così nell'indebolimento del mito ( pag. 186 ) cioè
in questa mancanza di aspirazione all'eterno gioco del dio, “ si
esprime in generale un'attenuazione della facoltà dionisiaca “ e
si dà luogo a un'esistenza “ priva di miti, in un'arte decaduta a
divertimento, come anche in una vita guidata da concetti “.
La
ragione ha snaturato l'uomo e lo ha privato della gioia di vivere.
Vedi il “ Dialogo di Plotino e di Porfirio “ delle Operette
morali di Giacomo Leopardi, a un certo punto Porfirio afferma : (
pag. 203, Meridiani, Mondadori ) “ La verità è questa, Plotino.
Quella natura primitiva degli uomini antichi, e delle genti selvagge
e incolte, non è più la natura nostra : ma l'assuefazione e la
ragione hanno fatto in noi un'altra natura; la quale noi abbiamo, ed
avremo sempre, in luogo di quella prima. “
La casa di Nietzsche a Torino, in via Carlo Alberto n. 6
Nietzsche abitava probabilmente all'ultimo piano.
Il palazzo Carignano, di fronte ad una delle finestre laterali dell'appartamento di Nietzsche.
La piazza Carlo Alberto di fronte al palazzo Carignano.
La via Carlo Alberto.
L'epigrafe in onore di Nietzsche.
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