domenica 10 giugno 2018

Gabriele D'Annunzio, La Gioconda

Gabriele D'Annunzio, La Gioconda, ( 1898 )


Si tratta di un dramma ispirato al superomismo e all'estetismo, secondo la visione tipicamente decadente-simbolista dell'artista come veggente, medium tra il mondo superiore della bellezza e la misera realtà terrena. Questa concezione appare chiaramente in una didascalia dell'atto terzo, scena I, dove Silvia Settala dopo essere entrata nel laboratorio ha veduto la statua di fattura perfetta, opera del marito Lucio, che rappresenta però la sua rivale in amore.

ATTO TERZO.
=Una stanza alta e spaziosa, illuminata da un lucernario, coperta di tappezzerie cupe. Nella parete del fondo è un'apertura rettangolare, assai più larga di una porta, che mette nello studio attiguo dello scultore. Su l'architrave sono fissi alcuni frammenti del fregio fidiaco delle Panatenaiche; contro i due stipiti sono erette due grandi figure alate "vestite di vento": la Nike di Samotracia e quella scolpita da Pæonios per il tempio dorico di Olimpia consacrato a Zeus; occupa il vano una cortina rossa.=
=Nella parete destra, una porta è nascosta da una portiera pesante e ricca; nella sinistra, un uscioletto a muro è dissimulato dalla tappezzeria. Amplissimi divani, coperti di drappi e di cuscini, ricorrono in torno. Le figure sono disposte ad arte, per secondare la meditazione e il sogno: un fascio di spighe in un vaso di rame sta innanzi al bassorilievo eleusino di Demeter; un piccolo Pegaso di bronzo su uno stelo di verde antico sta innanzi alla Medusa Ludovisia.=
=Il sentimento espresso dall'aspetto del luogo è diversissimo da quello che addolcisce la stanza dell'altra casa in vista del poggio mistico. La scelta e le analogie di tutte le forme rivelano qui l'aspirazione verso una vita carnale, vittoriosa e creatrice. Le due Messaggere divine sembrano agitare e ampliare incessantemente l'aria chiusa con la foga del loro volo immenso.=

E' chiaro il riferimento a Leonardo da Vinci, che rappresenta per l'autore l'artista come superuomo, come esteta sublime, la cui arte trascende le capacità umane e l'umana comprensione.
La trama della tragedia è abbastanza semplice, basata com'è sul tradimento di Lucio innamoratosi della sua modella Gioconda Dianti, il quale tormentato dal rimorso nei confronti della moglie ha tentato il suicidio. Ora Silvia cerca di allontanare per sempre Gioconda dalla vita di Lucio.
NB: l'enigma della Sfinge : qual è la verità ? Quella di Silvia Settala che difende il suo onore e il suo amore o quella di Gioconda Dianti che difende parimente il suo ? L'enigma è un altro elemento che rende interessante questa tragedia.
La scena del crollo della statua sulle mani di Silvia Settala è forse un po' melodrammatica ma senza dubbio suggestiva. In effetti l'atteggiamento delle due donne è sempre come sorretto da un'ondata musicale.
Atto IV, scena I. Il personaggio aereo e canoro della sirenetta, che si presenta a una Silvia Settala mutilata e disperata, ricorda l'Ariele della Tempesta di Shakespeare.
La sirenetta è il personaggio dionisiaco della tragedia, ne compendia il simbolismo con i suoi canti apparentemente senza costrutto e la sua essenza viene definita da Silvia Settala :

Sono felici le tue mani: toccano le foglie, i fiori, l'arena, l'acqua, le pietre, i fanciulli, gli animali, tutte le cose innocenti. Tu sei felice, Sirenetta: la tua anima nasce ogni mattina; ora è piccola come una perla e ora è grande come il mare. Tu non hai nulla e hai tutto; non sai nulla e sai tutto....

Ma il sacrificio delle mani non è servito a nulla, perché Lucio continua ad amare e idolatrare Gioconda Dianti, sua musa ispiratrice. Il fascino è quello della donna fatale. Dice il vecchio Lorenzo Gaddi :

Quando uno la guarda, e pensa ch'ella è causa di tanto male, veramente non può imprecare contro di lei nel suo cuore;--no, non può, quando uno la guarda.... Io non ho mai veduto in carne mortale un così grande mistero.

Nessun commento:

Posta un commento