Gabriele
D'Annunzio, La Gioconda, ( 1898 )
Si
tratta di un dramma ispirato al superomismo e all'estetismo, secondo
la visione tipicamente decadente-simbolista dell'artista come
veggente, medium tra il mondo superiore della bellezza e la misera
realtà terrena. Questa concezione appare chiaramente in una
didascalia dell'atto terzo, scena I, dove Silvia Settala dopo essere
entrata nel laboratorio ha veduto la statua di fattura perfetta,
opera del marito Lucio, che rappresenta però la sua rivale in amore.
ATTO
TERZO.
=Una
stanza alta e spaziosa, illuminata da un lucernario, coperta di
tappezzerie cupe. Nella parete del fondo è un'apertura rettangolare,
assai più larga di una porta, che mette nello studio attiguo dello
scultore. Su l'architrave sono fissi alcuni frammenti del fregio
fidiaco delle Panatenaiche; contro i due stipiti sono erette due
grandi figure alate "vestite di vento": la Nike di
Samotracia e quella scolpita da Pæonios per il tempio dorico di
Olimpia consacrato a Zeus; occupa il vano una cortina rossa.=
=Nella
parete destra, una porta è nascosta da una portiera pesante e ricca;
nella sinistra, un uscioletto a muro è dissimulato dalla
tappezzeria. Amplissimi divani, coperti di drappi e di cuscini,
ricorrono in torno. Le figure sono disposte ad arte, per secondare la
meditazione e il sogno: un fascio di spighe in un vaso di rame sta
innanzi al bassorilievo eleusino di Demeter; un piccolo Pegaso di
bronzo su uno stelo di verde antico sta innanzi alla Medusa
Ludovisia.=
=Il
sentimento espresso dall'aspetto del luogo è diversissimo da quello
che addolcisce la stanza dell'altra casa in vista del poggio mistico.
La scelta e le analogie di tutte le forme rivelano qui l'aspirazione
verso una vita carnale, vittoriosa e creatrice. Le due Messaggere
divine sembrano agitare e ampliare incessantemente l'aria chiusa con
la foga del loro volo immenso.=
E'
chiaro il riferimento a Leonardo da Vinci, che rappresenta per
l'autore l'artista come superuomo, come esteta sublime, la cui arte
trascende le capacità umane e l'umana comprensione.
La
trama della tragedia è abbastanza semplice, basata com'è sul
tradimento di Lucio innamoratosi della sua modella Gioconda Dianti,
il quale tormentato dal rimorso nei confronti della moglie ha tentato
il suicidio. Ora Silvia cerca di allontanare per sempre Gioconda
dalla vita di Lucio.
NB:
l'enigma della Sfinge : qual è la verità ? Quella di Silvia Settala
che difende il suo onore e il suo amore o quella di Gioconda Dianti
che difende parimente il suo ? L'enigma è un altro elemento che
rende interessante questa tragedia.
La
scena del crollo della statua sulle mani di Silvia Settala è forse
un po' melodrammatica ma senza dubbio suggestiva. In effetti
l'atteggiamento delle due donne è sempre come sorretto da un'ondata
musicale.
Atto
IV, scena I. Il personaggio aereo e canoro della sirenetta, che si
presenta a una Silvia Settala mutilata e disperata, ricorda l'Ariele
della Tempesta di
Shakespeare.
La
sirenetta è il personaggio dionisiaco della tragedia, ne compendia
il simbolismo con i suoi canti apparentemente senza costrutto e la
sua essenza viene definita da Silvia Settala :
Sono
felici le tue mani: toccano le foglie, i fiori, l'arena, l'acqua, le
pietre, i fanciulli, gli animali, tutte le cose innocenti. Tu
sei felice, Sirenetta: la tua anima nasce ogni mattina; ora è
piccola come una perla e ora è grande come il mare. Tu non hai nulla
e hai tutto; non sai nulla e sai tutto....
Ma
il sacrificio delle mani non è servito a nulla, perché Lucio
continua ad amare e idolatrare Gioconda Dianti, sua musa ispiratrice.
Il fascino è quello della donna fatale. Dice il vecchio Lorenzo
Gaddi :
Quando
uno la guarda, e pensa ch'ella è causa di tanto male, veramente non
può imprecare contro di lei nel suo cuore;--no, non può, quando uno
la guarda.... Io non ho mai veduto in carne mortale un così grande
mistero.
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