Indro Montanelli,
L'Italia di Giolitti, Milano, Rizzoli, 1974
Scrive come uno
storico del mondo classico ed è di una straordinaria chiarezza e
semplicità. Frasi brevi, termini non ricercati ma dell'uso comune e
buon italiano, cioè vocaboli appropriati e sintassi corretta. Si
legge come si beve un bicchier d'acqua.
P. 21, talvolta però
scrive troppo in fretta : “ Per far fronte agl'impegni del rango,
egli ebbe anche un'amante d'alto bordo, la baronessa Barracco, di cui
le venne anche attribuita una figlia. “ Come, “le” venne ? Ma
avrebbe dovuto scrivere, riferendosi a Vittorio Emanuele e quindi, si
suppone, a un uomo, “gli venne”.
A parte qualche
svista, però, Montanelli si rivela un narratore molto chiaro e
incisivo, sicuramente bene informato, anche se non storico di
professione, cioè accademico. E come tutti i non accademici
raggiunge risultati superiori a quelli dei professori, tanto che la
sua pagina ha l'intonazione e il fascino del prosatore che scrive per
la posterità e non per conservare o guadagnare una cattedra.
Egli sa mettere in
viva luce le virtù ma soprattutto i vizi degli Italiani fra i quali
il gusto sviscerato per la retorica e il corporativismo. La
narrazione della prima guerra mondiale è infatti improntata a
un'obiettività ispirata al disincanto e alla consapevolezza
dell'incapacità cronica della classe dirigente.
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