martedì 23 aprile 2019

Indro Montanelli


Indro Montanelli, L'Italia di Giolitti, Milano, Rizzoli, 1974



Scrive come uno storico del mondo classico ed è di una straordinaria chiarezza e semplicità. Frasi brevi, termini non ricercati ma dell'uso comune e buon italiano, cioè vocaboli appropriati e sintassi corretta. Si legge come si beve un bicchier d'acqua.
P. 21, talvolta però scrive troppo in fretta : “ Per far fronte agl'impegni del rango, egli ebbe anche un'amante d'alto bordo, la baronessa Barracco, di cui le venne anche attribuita una figlia. “ Come, “le” venne ? Ma avrebbe dovuto scrivere, riferendosi a Vittorio Emanuele e quindi, si suppone, a un uomo, “gli venne”.
A parte qualche svista, però, Montanelli si rivela un narratore molto chiaro e incisivo, sicuramente bene informato, anche se non storico di professione, cioè accademico. E come tutti i non accademici raggiunge risultati superiori a quelli dei professori, tanto che la sua pagina ha l'intonazione e il fascino del prosatore che scrive per la posterità e non per conservare o guadagnare una cattedra.
Egli sa mettere in viva luce le virtù ma soprattutto i vizi degli Italiani fra i quali il gusto sviscerato per la retorica e il corporativismo. La narrazione della prima guerra mondiale è infatti improntata a un'obiettività ispirata al disincanto e alla consapevolezza dell'incapacità cronica della classe dirigente.

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