domenica 15 gennaio 2012

A Flora





O Cibele ! Io ammiro l’occhio
tuo, riflesso di bronzei oceani,
manto d’autunno, bella fiera
della terra. Antro muscoso, stilla
d’ombre vellute, chioma di corimbi;
silente annunci all’occidua attesa
dei coribanti il prossimo trionfo;
te ebbro dei misti il coro onora.

Folli i cureti, i cabiri folli
scrollano invasi il flutto della testa,
galli irti a piaghe arcuano gli artigli :
“ Oh, storna tu da me, storna da me
col sacrificio il sangue del dolore,
che aver pace nel mite sonno possa. “

Dormire tra l’erba clora vorrei,
e quando vellica il candido e serico
maculato vello giocoso il vento
al cucciolo vivace allora al seno
tuo anelo, o Flora, e al suono
delle messi canore. Acque croscianti
e fresche, inebriante liquore
della terra ! Oh, rive felici, qui
da sfrenate gare di fauni sempre
liete; vieni rosea Primavera !

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