mercoledì 4 gennaio 2012

Scheda di lettura James Frazer

File:Golden bough.jpg


James Frazer               Il ramo d’oro              Roma, Newton and Compton,1992 
                              ( The Golden Bough, 1890 )



P. 379, Adone a Cipro, cfr. Apuleio, Metamorphoseon, liber XI, 2 ( i nomi diversi dell’unica grande dea madre ) :
“Regina caeli, — sive tu Ceres alma frugum parens originalis, quae, repertu laetata filiae, vetustae glandis ferino remoto pabulo, miti commonstrato cibo nunc Eleusiniam glebam percolis, seu tu caelestis Venus, quae primis rerum exordiis sexuum diversitatem generato Amore sociasti et aeterna subole humano genere propagato nunc circumfluo Paphi sacrario coleris, seu Phoebi soror, quae partu fetarum medelis lenientibus recreato populos tantos educasti praeclarisque nunc veneraris delubris Ephesi, seu nocturnis ululatibus horrenda Proserpina triformi facie larvales impetus comprimens terraeque claustra cohibens lucos diversos inerrans vario cultu propitiaris, — ista luce feminea conlustrans cuncta moenia et udis ignibus nutriens laeta semina et solis ambagibus dispensans incerta lumina, quoquo nomine, quoquo ritu, quaqua facie te fas est invocare: tu meis iam nunc extremis aerumnis subsiste, tu fortunam collapsam adfirma, tu saevis exanclatis casibus pausam pacemque tribue; sit satis laborum, sit satis periculorum. Depelle quadripedis diram faciem, redde me conspectui meorum, redde me meo Lucio, ac si quod offensum numen inexorabili me saevitia premit, mori saltem liceat, si non licet vivere.”
P. 382 : interessantissime osservazioni sul potere creatore della musica ( cfr. Ch. Darwin, L’origine dell’uomo e la selezione sessuale, parte III, pag. 425 ed. Newton, dove tratta della voce e delle doti musicali ), Frazer : “… sarebbe affascinante studiare l’influenza della musica nello sviluppo della religione, … “ vedi tutto il brano; “ Uno spirito diverso alita nelle diverse musiche. “
P. 388 : culto di Adone, “ morte e resurrezione della vegetazione ”, “ morte e resurrezione dell’uomo “, citazione di una teoria di Renan del culto di Adone come culto della morte. Tutto il cap. XXXII è di estremo interesse. E’ naturale pensare al dogma della Resurrezione cristiano. Il cristianesimo nel suo aspetto essoterico appare come la summa di tutte le religioni.
Vedi G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone, pag. 95 e Platone, Fedro, 276 b (Σωκράτης
παντάπασι μν ον. τόδε δή μοι επέ: νον χων γεωργός, ν σπερμάτων κήδοιτο κα γκαρπα βούλοιτο γενέσθαι, πότερα σπουδ ν θέρους ες δώνιδος κήπους ρν χαίροι θεωρν καλος ν μέραισιν κτ γιγνομένους, τατα μν δ παιδις τε κα ορτς χάριν δρη ν, τε κα ποιο: φ ος δ σπούδακεν, τ γεωργικ χρώμενος ν τέχν, σπείρας ες τ προσκον, γαπη ν ν γδό μην σα σπειρεν τέλος λαβόντα; )
a proposito dei “giardini” di Adone. E’ evidente l’importanza del culto di Adone presso i Greci oltre che presso i Fenici.
Eneide, libro XI, 735 segg. Tarcone rimprovera agli Etruschi l’ignavia, mentre sono solitamente assai propensi alle orge di Venere e di Bacco, cioè ai riti orientali di Cibele, Astarte, e quindi di Adone :
'quis metus, o numquam dolituri, o semper inertes
Tyrrheni, quae tanta animis ignauia uenit?
femina palantis agit atque haec agmina uertit!
quo ferrum quidue haec gerimus tela inrita dextris?               735
at non in Venerem segnes nocturnaque bella,
aut ubi curua choros indixit tibia Bacchi.           
Virgilio, Eneide, XI, 735
Il cap. XXXIII si intitola “ I giardini di Adone “ e quindi vedi Fedro ( “ Per l’appunto. Ora dimmi questo : l’agricoltore che ha senno pianterebbe seriamente d’estate nei giardini di Adone i semi che gli stessero a cuore “ ecc. ). Si tratta di un cap. di interesse eccezionale e di portata rivoluzionaria per quanto riguarda il culto cristiano. Renan e Frazer sono molto più demolitori che non il Nietzsche, il quale non appare né ateo né empio, anzi ! Per quanto riguarda lo strano accostamento Dioniso-il Crocifisso del povero Nietzsche, che avesse ragione ? Indubbiamente ebbe, come sempre, un’intuizione geniale. La verità è che spesso i folli sono più savi dei savi.
Ovidio, Metamorfosi, VI, 215 : notare che Apollo è Febo e Diana è Feba, Phoebus, Phoebe. Il sole e la luna sono le facce della stessa medaglia.
“adiectura preces erat his Latona relatis:
'desine!'
Phoebus ait, 'poenae mora longa querella est!'               215
dixit idem Phoebe, celerique per aera lapsu
contigerant tecti Cadmeida nubibus arcem.”
Ovidio, Metamorfosi, VI, 214-217
Cap. XXXVI : rappresentanti umani di Attis. Impiccagione di Odino. Interessante l’accostamento Attis-Odino.
Virgilio, Eneide, XI, 770 : vedi Chloreus sacerdote di Cibele, e v. 785 l’accenno al pineus ardor nel culto di Apollo, cfr. XXXVI di Frazer. Aveva ragione Macrobio a scrivere che in Virgilio si trova riposta l’antica sapienza dei riti e della tradizione pagana, di cui il poeta fece diligente ricerca.
Forte sacer Cybelo Chloreus olimque sacerdos
insignis longe Phrygiis fulgebat in armis
spumantemque agitabat equum, quem pellis aenis               770
in plumam squamis auro conserta tegebat.
ipse peregrina ferrugine clarus et ostro
spicula torquebat Lycio Gortynia cornu;
aureus ex umeris erat arcus et aurea uati
cassida; tum croceam chlamydemque sinusque crepantis               775
carbaseos fuluo in nodum collegerat auro
pictus acu tunicas et barbara tegmina crurum.
hunc uirgo, siue ut templis praefigeret arma
Troia, captiuo siue ut se ferret in auro
uenatrix, unum ex omni certamine pugnae               780
caeca sequebatur totumque incauta per agmen
femineo praedae et spoliorum ardebat amore,
telum ex insidiis cum tandem tempore capto
concitat et superos Arruns sic uoce precatur:
'summe deum, sancti custos Soractis Apollo,               785
quem primi colimus, cui pineus ardor aceruo
pascitur, et medium freti pietate per ignem
cultores multa premimus uestigia pruna,
da, pater, hoc nostris aboleri dedecus armis,
omnipotens. non exuuias pulsaeue tropaeum               790
uirginis aut spolia ulla peto, mihi cetera laudem
facta ferent; haec dira meo dum uulnere pestis
pulsa cadat, patrias remeabo inglorius urbes.'
Virgilio, Eneide, XI, 770-793
E che questa tradizione pagana avesse un fondamento filosofico lo intuisce bene un letterato puro come Emilio Cecchi che in Et in Arcadia ego scrive nel cap. “ Il mare impietrato” a proposito dei templi di Olimpia : “ E Giove, o chi per esso : il padre, l’interprete, la coscienza delle cose, … “ sembra echeggiare l’intuizione di Schelling dell’Io come autocoscienza.
P. 412 : Frazer nella considerazione dell’insegnamento di Gesù e di Buddha esprime giudizi che concordano generalmente con quelli di Renan ( Vita di Gesù ). Entrambi furono “spiriti eletti” il cui messaggio originario è stato in larga misura oggetto di equivoco e deviazione.
Anche Piero Martinetti in Gesù Cristo e il cristianesimo ( “La possibilità attuale del cristianesimo” ) riconosce l’influsso del rituale delle antiche religioni su quello cattolico, vedi pag. 525.
P. 436-37 : interessantissimo il cap. XLI su Iside, le cui caratteristiche sono straordinariamente somiglianti a quelle della Vergine Maria. NB anche l’astro di Iside, Sirio, la stella del mare ( Stella Maris ).
P. 441, cap. XLIII : Dioniso. Origine tracia del dio. Nonostante le analogie con Osiride, si tratta di una divinità originale del pantheon greco. NB : identificato col toro e con il capro, oltre a essere naturalmente dio della vite, dell’albero in generale e del grano ( come Osiride ). Misteri dionisiaci in cui si celebrava la sua morte e resurrezione.
Circa a pag. 490, vedi il capitolo “Litierse”, sui sacrifici umani.
Alcyone di D’Annunzio (pag. 694) vedi “ Lacus Iuturnae “ ai vv. 9-10 si fa riferimento a “ lo specchio di Diana “ ossia il lago di Nemi, 
(Settembre, chiare fresche e dolci l’acque
ove il tuo delicato viso miri;
e dolce m’è nella memoria il mio
natale Aterno in letto d’erbe lente,   5
e l’Amaseno quando muor domato
presso l’Appia col fratel suo l’Uffente,
e la Cyane ascosa tra i papíri,
e la Vella sì cara alla vitalba.

E pien di deità dai colli d’Alba      10
lo specchio di Diana ancor mi luce.

G. D’Annunzio, Alcyone, “Lacus Iuturnae”)
citazione presente anche nel Trionfo della morte, pag. 70 : “ Un giorno gli amanti tornarono dal lago di Nemi, un po’ stanchi … “. Il lago di Nemi acquista un particolare valore simbolico ? Era l’opera di Frazer nota a D’Annunzio ? ( Il primo capitolo dell’opera di Frazer ha come oggetto la leggenda di Virbio presso il lago di Nemi, e il titolo dell’opera è ispirato a un quadro di Turner, che rappresenta il lago di Nemi ).
P. 544, cap. L, “ Il dio come alimento “. NB : “ … così dimostra come la Comunione cristiana abbia assimilato un sacramento assai più antico dello stesso cristianesimo. “ Questo viene detto a proposito dei rituali celebrati in onore dello spirito del grano.
P. 553 : “ Molti Mani ad Aricia “. Le notizie sui Compitalia e l’origine di queste feste sono tratte da Macrobio, Saturnaliorum convivia, I, 7, 34 : “ …effigies Maniae suspensae pro singulorum foribus periculum, si quod immineret familiis, expiarent … “, Macrobio è una fonte importante per Frazer.
Il cap. 8 ( ed. Bompiani ) di Plutarco, De Iside, è una delle fonti del cap. XLIX, 4 : “ Osiride, il maiale e il toro “ ( vedi anche le considerazioni sul pesce ).
Plutarco, De Iside et Osiride, 353 f
 “Tant’è pure del porco : lo stimano immondo; soprattutto perché si crede che si accoppi al calar della luna e perché i corpi di coloro che bevono il suo latte si maculano di lebbra … “
P. 557 : cap. LI ( “ Magia omeopatica della dieta carnea “ ). Per ridare la giovinezza al vecchio Esone la maga Medea gli diede un decotto fatto col fegato di cervo ( animale longevo ) e con la testa di un corvo vissuto molto a lungo.
P. 642 : cap. LVIII ( “ Capri espiatorii umani nell’antichità classica “ ), capitolo fondamentale. In particolare è sconvolgente a pag. 645 : “ … a Babilonia, il criminale che impersonava il dio veniva flagellato, prima di essere crocefisso. “
P. 716 : interessante la notizia che “ il colpo della strega “ ( mal di schiena ) fosse attribuito proprio all’operato delle streghe.
380 d, Plutarco, De iside et Osiride )
Ed. Bompiani ( riporto il necessario ) : “ … se la siccità perdura, li consacrano e li immolano, come se davvero questo fosse un modo di punire il dèmone o, quanto meno, un potente rito di purificazione in materia di suprema importanza. E, difatti, nella città di Ilithya, essi usavano bruciare uomini vivi, come Manetone ha attestato; …   
I roghi umani sembrerebbero non essere solo una caratteristica del rituale celtico e indoeuropeo, ma anche di quello egiziano. Per quanto riguarda i Celti cfr. Cesare, De bello Gallico, VI, cap. XVI
“ Natio est omnis Gallorum admodum dedita religionibus, atque ob eam causam, qui sunt adfecti gravioribus morbis quique in proeliis periculisque versantur, aut pro victimis homines immolant aut se immolaturos vovent administrisque ad ea sacrificia druidibus utuntur, quod, pro vita hominis nisi hominis vita reddatur, non posse deorum immortalium numen placari arbitrantur, publiceque eiusdem generis habent instituta sacrificia. Alii immani magnitudine simulacra habent, quorum contexta viminibus membra vivis hominibus complent; quibus succensis circumventi flamma exanimantur homines. Supplicia eorum qui in furto aut in latrocinio aut aliqua noxia sint comprehensi gratiora dis immortalibus esse arbitrantur; sed, cum eius generis copia defecit, etiam ad innocentium supplicia descendunt. “
Caesar, De bello gallico,VI, 16
Cap. LXVII “ L’anima estrema nelle tradizioni popolari “ : a proposito del taglio dei capelli vedi Darwin, L’origine dell’uomo e la selezione sessuale, parte terza “ selezione sessuale in relazione all’uomo “, pag. 435-436 ( ed. Newton ). I capelli lunghissimi sono, presso i selvaggi, considerati un elemento di grande bellezza. La punizione più severa che si possa loro infliggere è il tagliarli. Ma Frazer vi suppone non soltanto una considerazione estetica, anche magica.
A proposito di Iside vedi anche Cibele in Lucrezio, De rerum natura, II, 600 e segg. dove la gran madre ha gli attributi di Cerere, Iside, Ishtar ecc.
“ Hanc veteres Graium docti cecinere poetae               600
sedibus in curru biiugos agitare leones,
aeris in spatio magnam pendere docentes
tellurem neque posse in terra sistere terram.
adiunxere feras, quia quamvis effera proles
officiis debet molliri victa parentum.               605
muralique caput summum cinxere corona,
eximiis munita locis quia sustinet urbes.
quo nunc insigni per magnas praedita terras
horrifice fertur divinae matris imago.
hanc variae gentes antiquo more sacrorum               610
Idaeam vocitant matrem Phrygiasque catervas
dant comites, quia primum ex illis finibus edunt
per terrarum orbes fruges coepisse creari.
Gallos attribuunt, quia, numen qui violarint
Matris et ingrati genitoribus inventi sint,               615
significare volunt indignos esse putandos,
vivam progeniem qui in oras luminis edant.
tympana tenta tonant palmis et cymbala circum
concava, raucisonoque minantur cornua cantu,
et Phrygio stimulat numero cava tibia mentis,               620
telaque praeportant, violenti signa furoris,
ingratos animos atque impia pectora volgi
conterrere metu quae possint numine divae. “

Lucrezio, De rerum natura, II, 600 e segg.

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