sabato 16 settembre 2017

Leggenda di Osiride






Nell'epoca più antica della storia egizia Osiride era considerato un eroe civilizzatore, che regnò sull'Egitto ed assicurò la pace e la ricchezza. Il suo malvagio fratello, Set o Tifone, ne procurò la morte per gelosia e dilaniò il suo corpo in quattordici pezzi. La sorella e sua sposa Iside ricercò dovunque i frammenti del suo corpo, li trovò ed eresse su ciascuno di essi una tomba magnifica. Horo, figlio di Osiride ed Iside, una volta divenuto adulto, vendicò il padre e grazie a formule magiche lo richiamò in vita. Osiride divenne così il sovrano del mondo ultraterreno e il giudice dei morti, in quanto morto tornato in vita. Infatti le anime degli Egizi, secondo la loro religione, qualora fossero ritenute buone e meritevoli della “beatitudine eterna“ diventavano degli Osiride, cioè si identificavano con il dio della vita ultraterrena.
Osiride, come Dioniso, Orfeo e Gesù, è un eroe sofferente, la cui morte è pianta da tutti, ma che infine viene resuscitato. Il suo mito implica un antico rituale, in cui probabilmente veniva sacrificato un toro, tagliato poi in quattordici parti e mangiato in comunione dai fedeli. Il toro ucciso veniva immediatamente rimpiazzato da un altro toro consacrato, e questo fatto aveva lo scopo di indicare ai fedeli che il dio era resuscitato, in quanto appunto il toro simboleggiava il dio stesso. I Greci erano stupiti della somiglianza di questo mito egizio con quello di Dioniso, il giovane toro divorato dai Titani della leggenda orfica, che Zeus fa rinascere a una vita gloriosa.
Nel mitraismo, religione dell'antica Persia, sono presenti evidenti analogie con questo mito egizio ( sacrificio del toro ). L'importanza data al sacrificio simbolico dell'uomo-dio e all'idea di resurrezione è ovviamente riscontrabile nel culto cristiano. La religione di Osiride ed Iside, così come quella di Mitra, si sviluppò in effetti nel mondo greco-romano contemporaneamente alla predicazione cristiana, e non è fuori luogo ipotizzare un reciproco influsso tra queste diverse fedi e culture, come farebbe anche supporre la concezione del Verbo creatore, cioè la Parola datrice di vita, espressa non solo nel Vangelo di San Giovanni ma pure e con un maggior supporto teorico negli scritti attribuiti ad Ermete Trismegisto, cioè al dio egizio Thot di Ermopoli.

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