Gli
occhi splendevano d'un azzurro intenso, come quando l'aveva scorta
meravigliato sul colle panoramico della Villa Iovis a Capri.
Splendeva il sole di mezzogiorno e lei riluceva d'una gioia intensa
dinanzi allo spettacolo di quel mare infinito e divino. Così nel
ricordo ascendeva con lei nei cieli della luce e i capelli di lei
irradiavano la bellezza della donna.
I
suoi occhi, i suoi capelli, il suo corpo di vergine agile e slanciata
come daina che fugge nella foresta, i suoi occhi come il mare
d'estate, colmi di vita, immortali. Ella ascendeva nell'abbraccio
della memoria, verso il cielo, bella come una vergine, eterna.
E
ora come non mai la Natura gli comunicava la sua voce molteplice e
pure una, e gli diceva : “ Vedi che ogni creatura anela alla vita,
aspira all'eterno, all'infinito ? Colma i tuoi occhi dell'azzurro
sconfinato, della luce del cielo e del mare, perché da un infinito
coro luminoso tu provieni, come ogni creatura, e ad esso aneli
tornare. Dell'infinito coro luminoso tu sei un anello, l'anello
dell'infinita catena delle creature, che salgono e scendono e che
desiderano tornare alla felicità perduta. Anche tu riunisciti a
questo coro, salda la tua mano nell'altrui mano e danza nell'eterno
inno della gloria ! “
Potentemente
e prepotentemente lo chiamava a sé la Grande Vita. Ed egli si
sentiva trascinato per l'interminabile sentiero arborato, dove il
sole del pomeriggio filtrava i suoi raggi tiepidi, colore del rame, a
posarsi sui suoi passi, che avanzavano sopra gli aghi secchi dei pini
e l'erba fiottante del suolo e crespa, disseminata di pietre e di
rami sottili.
Un
silenzio procombeva, misteriosamente denso di suoni. La solitudine lo
chiamava a sé, come un tempo. La solitudine, ch'egli aveva eletto a
sua patria.
Verso
le nubi sorgeva, avvolto in parte da nebbie lucenti, l'alto torrione
della montagna e in basso, a perdita d'occhio, si estendeva la selva,
come un coro di voci tumultuante e sommesso, disperso nel cielo
sconfinato ed azzurro.
La
Grande Natura onnipossente dormiva. E soltanto tremava sulla sua
pelle l'alito del vento su per le pendici.
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