Giuseppe Rovani La giovinezza di Giulio Cesare Torino, Messaggerie Pontremolesi, s. d.
( 1873 )
Edizione conforme, tranne il
preludio che è stato tralasciato, all’originale del 1873.
Il romanzo è decisamente scritto
in fretta e male in alcuni punti.
Cap. I, fonte principale dell’opera
: Plutarco ( Vite parallele ). Pag. 29, si accenna a John Martin ( Il
festino di Baldassarre, vedi Pittura romantica di Marcel Brion, Istituto
italiano d’arti grafiche, 1968, pag. 33 ). Pag. 30 : gusto dell’accumulazione.
Pag. 31 : si riporta una notizia contenuta al principio della vita di Silla di
Plutarco. Ibidem : appare per la prima volta Giulio Cesare ( su un cavallo
nero, anch’egli vestito di nero ). E’ evidente la identificazione di Cesare con
l’eroe romantico. Qui addirittura Cesare ha caratteristiche byroniane, è una
sorta di Cesare-Byron.
Pag. 43 ( cap. II ) : accostamento
tra la figura di Cesare e quella di Byron. A proposito del volto di Cesare, il
suo labbro sensuale : “ Pareva il labbro di lord Byron, questo Cesare non
riuscito, come Champagny ebbe già a definirlo. “
Pag. 47 : Cesare ricorre agli
usurai per mantenere tra i debiti il suo alto tenore di vita.
Pag. 52 : si accenna ad un famoso
collezionista di opere d’arte ( ladro ) romano : Verre ( afflitto da una mania,
il collezionismo di opere d’arte e di gioielli, propria del dandy )[i].
Pag. 71 : si accenna alla donna fatale, Sempronia, “ il Catilina del suo sesso
“. Pag. 79 : entra in scena Marco Tullio Cicerone ( nel cap. precedente, III,
l’autore ha dipinto il ritratto di Catilina e di Sallustio ). Pag. 81 : entra
in scena Clodio ( fratello di Clodia-Lesbia ). Pag. 86 : si accenna di nuovo a
Byron paragonandolo a Cesare. Pag. 93 : si paragona Sempronia a Semiramide.
Per quanto riguarda lo stile si tratta indubbiamente di
stile aulico ( vedi perciò il romanzo di fine settecento del Verri, Le
avventure di Saffo, poetessa di Mitilene ). E’ altresì presente un
estetismo di origine neoclassica, ma con caratteristiche proprie anche del
Romanticismo, come nella seguente descrizione ( pag. 108 ) : “ … la parte
inferiore era in ombra, spiccando netta la superiore, la quale pareva uscire,
come di soppiatto e sospettosa, da una selva densissima di capegli a larghe
anella, che, al par di quelli che si vedono nel busto di Lucio Vero, aveano la
loro radice a mezza fronte, e insieme coi sopraccigli congiungentisi fitti
all’inizio della linea nasale, davano un aspetto terribilmente fantastico a
quella testa giovanile, … “
Pag. 136 : l’autore fa menzione del pittore neoclassico
Sabatelli. Su Rovani vedi Il romanzo di A. Albertazzi, pag. 279, il
quale afferma che la novità di Rovani consiste negli scenari, veri e propri
quadri di vita antica.
Pag. 148 : anche qui fa riferimento a un quadro o a un
gruppo statuario imprecisato dal titolo neoclassico di “ Le Ore in ritardo “.
Cap. VII e VIII : sia Cetego che Catilina hanno connotati da
superuomo. L’umanità rappresentata da R. in questo romanzo è in effetti
tutt’altro che corrispondente a un tipo umano reale e naturale, ma piuttosto si
tratta di figure di statuaria esemplarità, agitate da passioni teatrali ed
estreme.
Pag. 169 : la cena nel palazzo di Lucullo. L’autore
impartisce una lezione di vita romana, dando informazioni sui vasi di pietra
murrina, sul modo di disporsi nel triclinio, descrivendo gli oggetti e le
suppellettili di lusso e la storia dei secoli seguenti nella rassegna dei vari
personaggi partecipanti al banchetto.
Pag. 197 e segg. ( cap. X ) : “ I giuochi del Circo Massimo
“. Sfoggio di erudizione.
Pag. 226 : Cesare-Don Giovanni. Il protagonista viene
descritto come un autentico Don Giovanni antico, avvezzo alla conquista del
gentil sesso e abituato alla vittoria, insensibile nei confronti della consorte
Cornelia, che per altro è già la sua seconda moglie.
Pag. 261, cap. XIII, altro esempio di gusto per
l’erudizione. L’autore discetta sulla patria potestà.
Pag. 281 : si nomina Precia, citata nella vita di Lucullo di
Plutarco. Evidentemente Rovani ha letto anche questa biografia oltre a quella
di Cesare.
Parte seconda, cap. VI, pag. 49 segg., entra in scena
un’altra donna fatale : Fulvia.
Cap. X, pag. 89. Ormai terminata in una strage presso
Perugia la congiura di Catilina, l’attenzione del narratore ritorna su Cesare,
che viene colto in un evidente atteggiamento da Don Giovanni : “ Un dì, recandosi
egli a visitar Pompeo reduce dalla guerra mitridatica, vide seduta accanto al
Magno eroe la sua figliuola maggiore, al cospetto della quale, forse perché
soffiava dal Porto d’Ostia il vento d’Africa, di repente sentì infiammarsi il
sangue. “
Pag. 93 : primo accenno a Clodia, la Quadrantaria : “
Codesto soprannome di Quadrantaria, dato alla sorella di Clodio, era di
turpissima origine. Derivava dalla parola quadrante, la più vile moneta di
Roma; e con ciò i libertini ozianti nelle terme, ad esagerazione di maldicenza,
volevan significare come Clodia, ad onta dell’alto casato e delle ingenti
ricchezze, fosse immonda di tanta avarizia quanto lo era di lussuria, onde,
all’uopo, trafficavasi per un quadrante. “ [ii]
Cap. XVII, pag. 164. Breve ritratto di Clodio : “ E poco
dopo entrò anche Clodio, fiero e provocante nell’incesso, infiammato negli
occhi : e pareva Apollo sagittario, quando dall’arco suonante vibrava saette
pestifere a contaminare il campo argivo. “
Cap. XXII, pagg. 232-233. Cesare viene paragonato a
Napoleone ( qui sarebbe interessante consultare il Caesar di F. Gundolf
).
[i] Cfr. Cicerone, In C.
Verrem actio prima, cap. 5 : “ … etiam delubra omnia sanctissimis
religionibus consecrata depeculatus est, deum denique nullum Siculis, qui ei
paulo magis adfabre atque antiquo artificio factus videretur, reliquit. “ Per
quanto riguarda l’eccentricità abbiamo esempi in Macrobio Saturnali, II,
4, 22 : “ Curtius eques Romanus deliciis diffluens, cum macrum turdum
sumpsisset in convivio Caesaris, interrogavit an mittere liceret. Responderat
princeps : Quidni liceat ?; ille per fenestram statim misit. “ Saturnali,
III, 13, 1 : riferisce alcuni aneddoti sulla eleganza maniacale di Ortensio
Ortalo, “ … vir alioquin ex professo mollis et in praecinctu ponens omnem
decorem … “, tanto da citare in tribunale per ingiuria un collega perché,
passando per uno stretto vicolo, gli aveva mosso una piega della toga,
facendola spostare dalla spalla.
Nello stesso luogo è citato il lusso smodato di Metello Pio
( fonte Sallustio ) che in Spagna si faceva adorare e, quando si adagiava a
banchetto, una statua della Vittoria calata dall’alto gli poneva sulla testa
una corona e al suo arrivo si spargeva incenso come a un dio.
Anche Aulo Gellio ( Notti attiche, V ) riferisce che
Demostene vestiva in modo troppo ricercato e aveva un comportamento femmineo e
che allo stesso modo Ortensio si vestiva e atteggiava tanto da essere chiamato
Dionisia da un certo ( zotico ) Torquato. Dionisia era il nome di una ballerina.
[ii] A proposito di
Lesbia-Clodia cfr. i versi di Giovenale, Satira VI, 7-8 :
“ … nec tibi, cuius
turbavit nitidos
extinctus passer ocellos “
paragona la donna primitiva alle matrone odierne e dice che
certo le antiche non erano simili alle moderne. Questa è una conferma ulteriore
della cattiva fama di Clodia, la Quadrantaria.
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