Edward
Bulwer-Lytton Gli
ultimi giorni di Pompei
Milano, Rizzoli, 1955
( The last
days of Pompei )
1834
Pag.
35, presentazione di Arbace l'egiziano, bellezza satanica : “ Era
un uomo che toccava appena la quarantina, di alta statura e di magra
ma muscolosa costituzione. La carnagione bruna, quasi bronzea,
tradiva l'origine orientale … I suoi occhi grandi e neri come la
notte splendevano di una luce strana e ferma; una calma profonda,
pensosa e lievemente malinconica, sembrava inalterabilmente fissa
nello sguardo grave e imperioso … Entrambi i giovani, salutando il
nuovo venuto, abbozzarono meccanicamente, e cercando di non farsi
vedere, un leggero gesto o segno con le dita : perché si diceva che
l'egiziano Arbace avesse il dono fatale del malocchio. “
Pag.
36 : “ L'egiziano sorrise di nuovo, ma il suo sorriso era freddo e
malevolo, e perfino il poco immaginativo Clodio se ne sentì gelare.
“
Pag.
105, la casa di Arbace, la misteriosa dimora del mago.
“ Spossato ed
ansante giunse alla casa lontana di Arbace, e si soffermava a
prendere fiato quando la luna emerse da una nube d’argento ed
illuminò l’abitazione misteriosa. Nessuna casa vicina, un vigneto
fitto occupava molto terreno davanti all’edificio, dietro un bosco
di alberi di basso fusto illuminato dal dolce chiaro di luna. Ancora
dietro, le colline lontane e la cima tranquilla del Vesuvio, ch’era
meno alta di oggi. Apecide attraversò le viti contorte e arrivò
allo spazioso portico. I due lati della gradinata erano adorni di due
statue della sfinge egiziana, su cui battevano i raggi della luna
rendendo solenne la calma delle loro fattezze armoniose e sublimi con
cui gli scultori avevano dato l’immagine della saggezza, grazia,
reverenza. A metà della gradinata il denso fogliame dell’aloe e la
palma orientale, l’ombra dei rami sulla superficie di marmo dei
gradini.
Vi
era nel silenzio del luogo e nell’aspetto delle sfingi di che
agghiacciare il giovane sacerdote, che saliva e tendeva l’orecchio
all’eco dei propri passi. Batté alla porta, sovrastata da
un’iscrizione in caratteri ignoti: le imposte girarono sui cardini
senza rumore e uno schiavo Etiope, di alta statura, senza parlare gli
fece segno di avanzare. L’ampio vestibolo era illuminato da
candelabri bassi di bronzo lavorato, sui muri grandi geroglifici in
colori sacri e foschi, che contrastavano in modo stridente con le
forme graziose delle case romane. Alla fine della sala uno schiavo
non africano, ma più abbronzato di chiunque, gli venne incontro.
-
Cerco Arbace - farfugliò il sacerdote.
Lo
schiavo abbassò la testa in silenzio e lo guidò per un corridoio,
poi su per una scala angusta, poi attraverso molte stanze, dove di
nuovo si affacciava la misteriosa e pensierosa bellezza della sfinge.
Alla fine, in una stanza fievolmente illuminata, c’era l’Egiziano.
Arbace
sedeva ad una piccola tavola ingombra di rotoli di papiro aperti,
scritti con quel carattere ch’era sulla porta. Poco lontano, un
tripode bruciava incenso, un profumo greve e un fumo lieve. Più
accosto era un globo con i segni dello zodiaco e una tavola con
strumenti di forma curiosa, di uso imprevedibile. Il fondo della
stanza era coperto di un cortinaggio e il chiaro di luna entrava da
un oblungo sul soffitto, mescolandosi a quella della lampada.
Siedi,
Apecide – disse l’Egiziano senza alzarsi. Il giovane ubbidì. “
( Traduzione
in italiano
del 2006 ad opera del Laboratorio di
Ecfrastica, pag. 36-37 )
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107, discorso di Arbace sulla natura e sugli dei. La morale del
superuomo. Egli non conosce altro dio che se stesso, egli è al di là
di ogni legge morale umana. Il mito del ribelle, l'orgoglio di
Satana.
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168, cap. VIII, si delinea il carattere del personaggio. Arbace ha
tutte le caratteristiche dell'eroe romantico, trasforma la propria
vita in una vita eccezionale, amorale, nemico e ribelle agli uomini e
alla divinità, egli stesso è creatore di sé e foggia la sua
esistenza secondo la propria volontà, cercando in tutti i modi di
imporre questa volontà agli altri uomini. Egli è solo, come aquila
vola più in alto, al di sopra dei comuni mortali.
Pag.
174, si parla della magia, di Ostane ( vedi Plinio, Storia
naturale, XXX 2, 8 ), di
teurgia e necromanzia, di Apollonio di Tiana ( vedi La
tentation de Saint Antoine di
Flaubert ). In particolare vedi la nota a piè di pagina dello stesso
Bulwer-Lytton dove viene bene illustrata la leggenda di Apollonio. Si
cita anche l'Asino d'oro
di Apuleio per la figura della strega del Vesuvio.
Cfr.
Metamorfosi, III, 18 : “ Tunc decantatis spirantibus fibris libat
vario latice, nunc rore fontano, nunc lacte vaccino, nunc melle
montano, libat et mulsa. Sic illos capillos in mutuos nexus obditos
atque nodatos cum multis odoribus dat vivis carbonibus adolendos.
Tunc protinus inexpugnabili magicae disciplinae potestate et caeca
numinum coactorum violentia illa corpora, quorum fumabant stridentes
capilli, spiritum mutuantur humanum et sentiunt et audiunt et
ambulant et, qua nidor suarum ducebat exuviarum, veniunt et pro illo
iuvene Boeotio aditum gestientes fores insiliunt: cum ecce crapula
madens et improvidae noctis deceptus caligine audacter mucrone
destricto in insani modum Aiacis armatus, non ut ille vivis pecoribus
infestus tota laniavit armenta, sed longe <tu> fortius qui tres
inflatos caprinos utres exanimasti, ut ego te prostratis hostibus
sine macula sanguinis non homicidam nunc sed utricidam amplecterer. “
Bisogna ricordare che anche Flaubert ammirava molto
questo romanzo di Apuleio e in una sua lettera afferma : “ Vi si
sente l'incenso e l'orina, la bestialità si sposa al misticismo “.
Bisogna
sottolineare che Arbace è un sensuale. Come Zerduste in Semiramide
di A. G. Barrili ( 1873 ) anch'egli è dominato da una insoddisfatta
brama d'amore che soltanto in donne di eccezionale bellezza (
Semiramide, Ione ) può trovare pace, per questo in ogni loro azione
sia Zerduste che Arbace mirano a un solo fine : ottenere con ogni
mezzo, sia pure la violenza, di essere ricambiati.
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184, saggio di arte illusionistica, si noti la straordinaria
somiglianza con l'apparizione del fantasma di Sandi in Semiramide.
Evidentemente Barrili ha copiato da Bulwer-Lytton.
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212, la riunione segreta dei primi cristiani : esempio di
associazione segreta. Non dobbiamo dimenticare che le società
segrete ebbero particolarmente nel XVIII e XIX sec. grande
diffusione, per molte ragioni serie ma anche per moda, compresa la
moda letteraria, vedi Péladan e lo stesso Bulwer-Lytton appassionato
di pratiche occulte. La società segreta è una società di ribelli e
congiurati, così è anche nel libro di Barrili ( la triade ), sia
che venga costituita da pagani o da cristiani o da eretici, essa è
sempre una associazione in lotta col potere legittimo.
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261, la strega del Vesuvio, l'adoratrice di Ecate. Bisogna ricordare
che nel 1829 Hector Berlioz compose la “ Symphonie fantastique “
in cui è compreso il “ songe d'une nuit de sabbat “, l'atmosfera
culturale dell'epoca subiva il fascino del tenebroso, del satanico.
Basta ricordare il Faust
di Goethe. Non dimentichiamo poi l'influsso della lettura delle Mille
e una notte, delle
Metamorfosi di
Apuleio e delle saghe medievali.
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326, il filtro magico, anche per questo motivo c'è una lunga
tradizione, si veda l'Asino d'oro
( la metamorfosi di Lucio in asino ), le Mille e una notte,
per fare riferimento alle opere più note, in Semiramide
il filtro di Sumati. Il filtro è elemento tradizionale del romanzo
d'amore, basti pensare a Tristano e Isotta, Romeo e Giulietta.
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423, il sogno di Arbace, anche qui la tradizione è vecchia, basta
citare l'Asino d'oro
XI, 3 ( apparizione al dormente di Iside ), quanto a Semiramide,
vedi pag. 242-245 ( ed. Treves ) il sogno di Semiramide.