domenica 28 dicembre 2014

Edward Bulwer-Lytton Gli ultimi giorni di Pompei

Edward Bulwer-Lytton Gli ultimi giorni di Pompei Milano, Rizzoli, 1955
( The last days of Pompei )
1834


Pag. 35, presentazione di Arbace l'egiziano, bellezza satanica : “ Era un uomo che toccava appena la quarantina, di alta statura e di magra ma muscolosa costituzione. La carnagione bruna, quasi bronzea, tradiva l'origine orientale … I suoi occhi grandi e neri come la notte splendevano di una luce strana e ferma; una calma profonda, pensosa e lievemente malinconica, sembrava inalterabilmente fissa nello sguardo grave e imperioso … Entrambi i giovani, salutando il nuovo venuto, abbozzarono meccanicamente, e cercando di non farsi vedere, un leggero gesto o segno con le dita : perché si diceva che l'egiziano Arbace avesse il dono fatale del malocchio. “
Pag. 36 : “ L'egiziano sorrise di nuovo, ma il suo sorriso era freddo e malevolo, e perfino il poco immaginativo Clodio se ne sentì gelare. “
Pag. 105, la casa di Arbace, la misteriosa dimora del mago.
Spossato ed ansante giunse alla casa lontana di Arbace, e si soffermava a prendere fiato quando la luna emerse da una nube d’argento ed illuminò l’abitazione misteriosa. Nessuna casa vicina, un vigneto fitto occupava molto terreno davanti all’edificio, dietro un bosco di alberi di basso fusto illuminato dal dolce chiaro di luna. Ancora dietro, le colline lontane e la cima tranquilla del Vesuvio, ch’era meno alta di oggi. Apecide attraversò le viti contorte e arrivò allo spazioso portico. I due lati della gradinata erano adorni di due statue della sfinge egiziana, su cui battevano i raggi della luna rendendo solenne la calma delle loro fattezze armoniose e sublimi con cui gli scultori avevano dato l’immagine della saggezza, grazia, reverenza. A metà della gradinata il denso fogliame dell’aloe e la palma orientale, l’ombra dei rami sulla superficie di marmo dei gradini.
Vi era nel silenzio del luogo e nell’aspetto delle sfingi di che agghiacciare il giovane sacerdote, che saliva e tendeva l’orecchio all’eco dei propri passi. Batté alla porta, sovrastata da un’iscrizione in caratteri ignoti: le imposte girarono sui cardini senza rumore e uno schiavo Etiope, di alta statura, senza parlare gli fece segno di avanzare. L’ampio vestibolo era illuminato da candelabri bassi di bronzo lavorato, sui muri grandi geroglifici in colori sacri e foschi, che contrastavano in modo stridente con le forme graziose delle case romane. Alla fine della sala uno schiavo non africano, ma più abbronzato di chiunque, gli venne incontro.
- Cerco Arbace - farfugliò il sacerdote.
Lo schiavo abbassò la testa in silenzio e lo guidò per un corridoio, poi su per una scala angusta, poi attraverso molte stanze, dove di nuovo si affacciava la misteriosa e pensierosa bellezza della sfinge. Alla fine, in una stanza fievolmente illuminata, c’era l’Egiziano.
Arbace sedeva ad una piccola tavola ingombra di rotoli di papiro aperti, scritti con quel carattere ch’era sulla porta. Poco lontano, un tripode bruciava incenso, un profumo greve e un fumo lieve. Più accosto era un globo con i segni dello zodiaco e una tavola con strumenti di forma curiosa, di uso imprevedibile. Il fondo della stanza era coperto di un cortinaggio e il chiaro di luna entrava da un oblungo sul soffitto, mescolandosi a quella della lampada.
Siedi, Apecide – disse l’Egiziano senza alzarsi. Il giovane ubbidì. “ ( Traduzione in italiano del 2006 ad opera del Laboratorio di Ecfrastica, pag. 36-37 )
Pag. 107, discorso di Arbace sulla natura e sugli dei. La morale del superuomo. Egli non conosce altro dio che se stesso, egli è al di là di ogni legge morale umana. Il mito del ribelle, l'orgoglio di Satana.
Pag. 168, cap. VIII, si delinea il carattere del personaggio. Arbace ha tutte le caratteristiche dell'eroe romantico, trasforma la propria vita in una vita eccezionale, amorale, nemico e ribelle agli uomini e alla divinità, egli stesso è creatore di sé e foggia la sua esistenza secondo la propria volontà, cercando in tutti i modi di imporre questa volontà agli altri uomini. Egli è solo, come aquila vola più in alto, al di sopra dei comuni mortali.
Pag. 174, si parla della magia, di Ostane ( vedi Plinio, Storia naturale, XXX 2, 8 ), di teurgia e necromanzia, di Apollonio di Tiana ( vedi La tentation de Saint Antoine di Flaubert ). In particolare vedi la nota a piè di pagina dello stesso Bulwer-Lytton dove viene bene illustrata la leggenda di Apollonio. Si cita anche l'Asino d'oro di Apuleio per la figura della strega del Vesuvio.
Cfr. Metamorfosi, III, 18 : “ Tunc decantatis spirantibus fibris libat vario latice, nunc rore fontano, nunc lacte vaccino, nunc melle montano, libat et mulsa. Sic illos capillos in mutuos nexus obditos atque nodatos cum multis odoribus dat vivis carbonibus adolendos. Tunc protinus inexpugnabili magicae disciplinae potestate et caeca numinum coactorum violentia illa corpora, quorum fumabant stridentes capilli, spiritum mutuantur humanum et sentiunt et audiunt et ambulant et, qua nidor suarum ducebat exuviarum, veniunt et pro illo iuvene Boeotio aditum gestientes fores insiliunt: cum ecce crapula madens et improvidae noctis deceptus caligine audacter mucrone destricto in insani modum Aiacis armatus, non ut ille vivis pecoribus infestus tota laniavit armenta, sed longe <tu> fortius qui tres inflatos caprinos utres exanimasti, ut ego te prostratis hostibus sine macula sanguinis non homicidam nunc sed utricidam amplecterer. “
Bisogna ricordare che anche Flaubert ammirava molto questo romanzo di Apuleio e in una sua lettera afferma : “ Vi si sente l'incenso e l'orina, la bestialità si sposa al misticismo “.
Bisogna sottolineare che Arbace è un sensuale. Come Zerduste in Semiramide di A. G. Barrili ( 1873 ) anch'egli è dominato da una insoddisfatta brama d'amore che soltanto in donne di eccezionale bellezza ( Semiramide, Ione ) può trovare pace, per questo in ogni loro azione sia Zerduste che Arbace mirano a un solo fine : ottenere con ogni mezzo, sia pure la violenza, di essere ricambiati.
Pag. 184, saggio di arte illusionistica, si noti la straordinaria somiglianza con l'apparizione del fantasma di Sandi in Semiramide. Evidentemente Barrili ha copiato da Bulwer-Lytton.
Pag. 212, la riunione segreta dei primi cristiani : esempio di associazione segreta. Non dobbiamo dimenticare che le società segrete ebbero particolarmente nel XVIII e XIX sec. grande diffusione, per molte ragioni serie ma anche per moda, compresa la moda letteraria, vedi Péladan e lo stesso Bulwer-Lytton appassionato di pratiche occulte. La società segreta è una società di ribelli e congiurati, così è anche nel libro di Barrili ( la triade ), sia che venga costituita da pagani o da cristiani o da eretici, essa è sempre una associazione in lotta col potere legittimo.
Pag. 261, la strega del Vesuvio, l'adoratrice di Ecate. Bisogna ricordare che nel 1829 Hector Berlioz compose la “ Symphonie fantastique “ in cui è compreso il “ songe d'une nuit de sabbat “, l'atmosfera culturale dell'epoca subiva il fascino del tenebroso, del satanico. Basta ricordare il Faust di Goethe. Non dimentichiamo poi l'influsso della lettura delle Mille e una notte, delle Metamorfosi di Apuleio e delle saghe medievali.
Pag. 326, il filtro magico, anche per questo motivo c'è una lunga tradizione, si veda l'Asino d'oro ( la metamorfosi di Lucio in asino ), le Mille e una notte, per fare riferimento alle opere più note, in Semiramide il filtro di Sumati. Il filtro è elemento tradizionale del romanzo d'amore, basti pensare a Tristano e Isotta, Romeo e Giulietta.
Pag. 423, il sogno di Arbace, anche qui la tradizione è vecchia, basta citare l'Asino d'oro XI, 3 ( apparizione al dormente di Iside ), quanto a Semiramide, vedi pag. 242-245 ( ed. Treves ) il sogno di Semiramide. 


























































































 

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