sabato 14 luglio 2012

Shahrazad

Un canto sulle pianure solitario
senza tempo tinte d’Occidente,
questo cielo eterno e nubi sopra noi
nei vortici del vento, l’immagine sono
silente, immortale di te, e il ricordo
e la speranza e l’essenza della vita.
Un canto solitario sulla procellosa
sinfonia del mare infecondo, insanguinato
fluido, e voci, sussurri di sirene,
filtri di maghe, echi luminosi,
ed improvvise estasi, figlie splendide
del Sole, a me furono la potenza
d’Amore. Un’onda chiara e mèmore
vibrò sull’arpa, appena increspando
la magnifica visione, un sogno fosti
allora nel Battistero tutto d’oro
quali acque pervase dal mordace meriggio.
Fiori di giovane alba nella città
del fiore e mano nella mano, silenti
selve e volti scorti in lieve spiro
odoroso nei giunchi ove il ruscello
i cieli attira, profondo sino al cuore,
occhi riflessi in occhi, anima
nell’anima. Tu mi cercasti,
anche se non volevi, ma senza voce
l’ombra cadde, come una dea
silvana pose il dito sulle sue labbra.
E su di noi spumeggiante di nubi
nel glauco cielo inneggiava il canto
di vergini guerriere in brame folli
d’eroi, mentre tu ti volgevi un istante
e tornavi abbandonata a cercarmi.
Allora ti rividi, insperata,
sotto la volta di candide nubi,
mentre ti volgevi sul lido marino,
coi crini crespi sulla nuca radiosa,
nell’ignoto orizzonte perduta,
immersa nell’eburneo splendore.
Ah, allora davvero ti conobbi,
seppi nell’istante chi eri, o forma
divina, o bellezza immortale !


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