Foresta
dei tropici, terrore
fra
le nubi, un rombo
s'ode
un sibilare notturno,
un
vagolo di squilli
fumiganti
vedute di rovine
su,
sovra abissi sovra
organi
inneggianti coi suoni
misteriosi
delle canne.
Precipita,
precipita senza fine,
senza
fine più non sorge.
Un
tuono, esplode
la
pioggia incessante,
un
fluido, un fiume d'ululi,
di
grida soffocate.
Gli
uccelli della foresta,
un
coro fuggente di voci
imploranti
entro le navate
delle
selve senza sole.
L'organo
suona, scandisce il tempo
il
gong dei lamenti.
Vaga
fra le nebbie
il
passo errante. S'apre
una
porta sul buio,
nel
silenzio un lamentoso
canto
d'amore, una donna
gode
d'amore.
La
dea all'inno
delle
navate tumultuanti,
la
dea l'inno
canta
allo scandire
del
tamburo
sotto
le navate tumultuanti,
un
lamento impetuoso,
senza
fine.
Un
suono di campane, un coro
s'eleva,
il
suono delle campane tocca il cielo.
Nausicaa
canta
nell'isola
perduta,
dal
continente divisa
da
uragani e diluvi.
Lontano
ella canta, lontano
dal
rombo del tuono.
Un
canto d'amore ella canta.
I
grilli cantano nella notte
tra
il riverbero delle stelle
nelle
pozzanghere.
Intonano
gli uccelli un canto
tra
il tam tam nella foresta
e
il fluido fuggire dei flauti.
Odalische
s'adagiano mollemente
sovra
le sete dopo le danze
vorticose
entro la reggia.
Il
serpente a sonagli fugge al sentore
del
gufo, una fiaccolata lenta
si
perde al soffio degli uragani
sotto
le cupe navate inneggianti.
Le
voci del coro s'elevano inesauste,
ed
ella canta, oh sì, canta il suo canto
trionfale
!
S'aprono
le viscere della terra
fumanti
al suono interminabile
dei
tamburi.
Si
schiudono le porte del tempio
e
i gradini precipitano
nell'abisso
!
Squillano
le trombe gloriose,
il
sole sorge,
il
sole sorge !
Il
sole s'alza sovra le rupi e sovra
le
foreste nel tintinno
delle
rugiade.
Ella
m'attende
e
volge il viso
chiaro
e ridente
e
i luminosi occhi,
profondi
come il mare,
coi
capelli gioca il vento,
mormorando
di desiderio,
e
si placa sulla pelle
dolcemente.
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