Forse
di assolata Grecia
rivedrò
i templi candidi
ove
ancora alita
la
vita degli dei, dove
una
vera vita la parola
scandisce
dell'oracolo.
Magici
suoni ed echi
del
passato mi attraversano in un turbine,
aurore
del ricordo,
crepuscoli
dell'avvenire, dove
si
cela la mia vita
inesplicata,
meravigliosamente
inespressa.
Come laudi di sirene
m'abbracciarono
nel sogno antico,
ora
qui e sempre si volge
il
mio volto,
a
te, patria obliata,
che
ora ritrovo, dall'amplesso
travolto
dei giorni,
o
celeste patria,
figlia
dell'Arciere.
O
Delfi sacra
sotto
il Parnaso,
ch'io
ancora la voce
senta
della tua Pizia
inebriata
sull'ombelico del mondo,
o
divina voce
dell'ignota
verità !
Quale
premio ai mortali
hai
promesso ? Così
l'anima
mia
vorrebbe
chiedere.
Ma
qui sto sgomento
nel
silenzio della casa
coronata
d'alberi d'agrume,
nella
desolata quiete,
prima
del tramonto.
Dove
sei mia Vita ?
Nella
luce del sogno lontano
trasfigurata,
dispersa
nei
tramonti fulgidi
per
albe disperate,
ma
sempre sorgenti
e
fonti di perenni rimpianti.
Ora
ti scorgo, o Vita,
pura
come l'acqua di Castalìa,
divino
attimo d'oblìo
alle
pendici delle Fedriadi.
Tu,
mia Vita,
dolce
sorriso di fanciulla,
dolce
sguardo d'amante
che
si volge a contemplare il sole,
a
me ti rivolgi così :
“
Eterno
rimane
nella
mente di Dio
l'istante
più breve
d'un
battito d'ala
della
tua vita,
o
mortale, sii certo
di
questo e per questo
va'
in pace,
non
sarai dimenticato. “
Per
alte fughe
nei
giorni eterni
scorsi
il mistero
della
mia origine
e
a te, Delfi solare,
giunsi
all'improvviso
nel
mezzo della vita
e
alla fonte della memoria
lavai
la mia anima.
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