venerdì 3 gennaio 2014

Delfi





Forse di assolata Grecia
rivedrò i templi candidi
ove ancora alita
la vita degli dei, dove
una vera vita la parola
scandisce dell'oracolo.
Magici suoni ed echi
del passato mi attraversano in un turbine,
aurore del ricordo,
crepuscoli dell'avvenire, dove
si cela la mia vita
inesplicata, meravigliosamente
inespressa. Come laudi di sirene
m'abbracciarono nel sogno antico,
ora qui e sempre si volge
il mio volto,
a te, patria obliata,
che ora ritrovo, dall'amplesso
travolto dei giorni,
o celeste patria,
figlia dell'Arciere.
O Delfi sacra
sotto il Parnaso,
ch'io ancora la voce
senta della tua Pizia
inebriata sull'ombelico del mondo,
o divina voce
dell'ignota verità !
Quale premio ai mortali
hai promesso ? Così
l'anima mia
vorrebbe chiedere.
Ma qui sto sgomento
nel silenzio della casa
coronata d'alberi d'agrume,
nella desolata quiete,
prima del tramonto.
Dove sei mia Vita ?
Nella luce del sogno lontano
trasfigurata, dispersa
nei tramonti fulgidi
per albe disperate,
ma sempre sorgenti
e fonti di perenni rimpianti.
Ora ti scorgo, o Vita,
pura come l'acqua di Castalìa,
divino attimo d'oblìo
alle pendici delle Fedriadi.
Tu, mia Vita,
dolce sorriso di fanciulla,
dolce sguardo d'amante
che si volge a contemplare il sole,
a me ti rivolgi così :
Eterno rimane
nella mente di Dio
l'istante più breve
d'un battito d'ala
della tua vita,
o mortale, sii certo
di questo e per questo
va' in pace,
non sarai dimenticato. “
Per alte fughe
nei giorni eterni
scorsi il mistero
della mia origine
e a te, Delfi solare,
giunsi all'improvviso
nel mezzo della vita
e alla fonte della memoria
lavai la mia anima.

















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