Achille
Tazio, Leucippe e Clitofonte,
Paris, Les Belles Lettres, 1995
I,
1 e seg. : lunghissima descrizione di un affresco. Si noti l'accurato
resoconto di ogni particolare del quadro, dal giardino alla spiaggia,
alla fanciulla sopra il toro, in particolare la fanciulla, la cui
veste è “ uno specchio del corpo “. Autore sensitivo e sensuale.
Anche De Foe, tanto per divagare, descrive la vegetazione
lussureggiante e suggestiva dell'isola di Robinson, ma con quale
diverso spirito ! Tanto l'inglese è animato dall'amore per le cose
reali e concrete, quanto il greco dall'immaginazione sognante e
sensuale.
I,
XV, 7. Descrizione del giardino ove si trova la fanciulla. Pittura
complicata, termina in una unione di forme e colori, dove si
confondono piumaggi variopinti di pavoni e di pappagalli ed eleganze
di cigni con la leggerezza e lo splendore dei calici delle rose e dei
narcisi, e l'incanto delle violette pari alla calma del mare,
culminando nella metafora “ ed era una fioritura di piume “.
Libro
II, 1-2 : elogio della rosa. Motivo ricorrente nella poesia (
Ariosto, Marino e altri ).
Libro
II, cap. XI: descrizione dell'abito di nozze della promessa sposa (
quella imposta dal padre e non desiderata da Clitofonte ). Pittura
molto accurata, seguita da un aneddoto sull'origine dell'uso della
porpora ( leggenda di Tiro ) : il romanzo appare un seguito
compiaciuto di digressioni e di descrizioni dirette evidentemente a
un pubblico che non aveva fretta, amava i particolari e propendeva ad
un atteggiamento contemplativo. Tutto l'opposto dei nostri racconti
d'azione che sono un affastellamento di colpi di scena, di azioni
frenetiche, amati da un pubblico drogato dalla televisione.
Cap.
XIII. Appare Callistene, giovane ricco e dissoluto, che si innamora
della promessa sposa e, solo per averne sentito parlare, desidera
sposarla. Ecco un tipo simile al duca di Vallombrosa del Capitan
Fracassa ! Al diniego del
genitore vuol fare rapire la fanciulla ( Don Rodrigo ! ).
Oltre
le digressioni, l'autore introduce anche divertenti favole esopiche.
La trama viene diluita ulteriormente. ( Libro II, XXI e XXII ) favole
della zanzara e del leone.
Cap.
XXIII, 4 : giochi di parole ( gusto barocco ! ) : oùto kai to
elpìzon efobeito mou kai échaire to lupoùmenon ( così lo sperare
mi incuteva timore e dava gioia l'essere inquieto ).
Libro
II, XXIX : capitolo interamente dedicato a considerazioni di
carattere morale sugli effetti della parola.
Cap.
XXXII. C'è un interesse “ naturalistico “ in questo romanzo :
descrizione della nave che si allontana dal porto di Berito. Non è
tanto la trama che interessa l'autore quanto l'incanto della parola
evocativa.
Cap.
XXXVI. Massima di sapore romantico : “ E' sempre desiderabile ciò
che non sazia mai. “ ( Potheinòn gar aei to akòreston. )
Libro
III, cap. III e IV : il naufragio. Descrizione minuziosa e realistica
della battaglia tra passeggeri e marinai per salvarsi la pelle.
Analogie con il Robinson Crusoe. VII : descrizione di un
quadro rappresentante Andromeda. Per la suggestività delle immagini
e dei colori ( “ Le braccia della fanciulla di un bianco puro
mutavano in livido, e sembravano morire le dita “ ) ricorda Gustave
Moreau. L'ékfrasis è lunga e particolareggiata ( descrizione
minuziosa della testa di Medusa e del pugnale biforme di Perseo, metà
daga e metà falce ) ed è seguita da quella concernente il quadro di
Prometeo. Evidentemente l'autore presuppone che il lettore non abbia
alcuna fretta di conoscere il seguito delle avventure dei due
innamorati, ma si diletti nella contemplazione di belle immagini. Un
gusto che è agli antipodi di quello del lettore moderno, impaziente
e attirato quasi soltanto dai colpi di scena.
Cap.
XV, 4, scena di sacrificio e di antropofagia. La presunta Leucippe
viene sacrificata da briganti egiziani e le sue interiora vengono
divorate. La scena è veramente ad effetto e sorge inaspettata.
L'autore è un maestro del colpo di scena oltre che degli “ effetti
speciali “ ( le descrizioni minuziose e sensuali di sopra ).
Libro
III, XVII, 7. Gusto per l'orrido e per il colpo di scena. Leucippe
esce dalla tomba e così come si trova, sventurata, abbraccia
Clitofonte atterrito. Si tratta di una morte simulata, ma Clitofonte
ancora non lo sa.
Libro
III, XXV : descrizione della fenice. Il figlio della fenice morta ne
porta il corpo, scortato dagli altri uccelli, fino al Nilo e,
posatosi nei pressi sovra un'alta rupe, attende che il sacerdote di
Elios venga, accompagnato dai suoi servi, per la sepoltura. Graziosa
è la pittura del soggetto sia per la vistosità dei colori del
piumaggio, cianeo, simile alle rose, risaltante di raggi dorati, sia
per la posa ( esso attende pari a un re sopra un'altura ).
Libro
IV : entra in scena il nostro “ Don Rodrigo “, Carmide, capitano
dei soldati, che ha collaborato alla liberazione di Leucippe, ma
inevitabilmente si è innamorato di lei e vuole averla a tutti i
costi ( cap. VI ).
Libro
IV, cap. VIII, 2 : elogio del bacio ( “ il bacio è infinito e
insaziabile e sempre nuovo “ ). E' l'unico pegno d'amore ricevuto
da Leucippe, dice Clitofonte. E naturalmente non vuole cederla a
Carmide neppure per un attimo.
Libro
IV, IX, 2 : Leucippe ha improvvisamente una crisi epilettica. A parte
l'avversità della sorte che si accanisce contro i due amanti, è
evidente che il personaggio di Leucippe ha i tratti tipici della
donna fatale : attrae chiunque con la sua bellezza, la passione
d'amore che suscita è perpetuamente accompagnata dalla sventura,
inoltre ella stessa è colpita dalla “ malattia sacra “, più
fatale di così !
Libro
IV, XIV, pag. 123. Morte del capitano egizio in battaglia contro i
pastori delle paludi, così viene eliminato il terzo incomodo.
Suggestiva descrizione del Nilo e della pianura d'Egitto. La
narrazione dello scontro sembra propria di uno storico.
Pag.
124. Gusto dell'antitesi e del paradosso, si potrebbe dire “
barocco “, ad es. : “ Entrambe cose straordinarie e incredibili,
nell'acqua un combattimento terrestre, e sulla terra un naufragio. “
Libro
V, I : descrizione suggestiva di Alessandria. Cap. III : di nuovo la
descrizione di un quadro rappresentante il banchetto di Procne,
Filomela e Tereo, mentre le donne rivelano all'uomo di aver mangiato
le carni del figlio. Solito gusto per l'ékfrasis.
Libro
V, 3-4 : di nuovo il gusto per l'orrido. I briganti rapiscono
Leucippe in Alessandria e fuggendo su un'imbarcazione dinanzi agli
occhi dell'amato, ma da lontano, le tagliano la testa.
Libro
V, 10, 4 : NB tutta l'ingarbugliata vicenda non sarebbe accaduta se
una lettera inviata da Sostrato, padre di Leucippe, fosse arrivata in
tempo prima della fuga di Leucippe e Clitofonte, nella missiva la
fanciulla veniva promessa in sposa al “ fortunato “ Clitofonte.
Libro
V, XIII, 4. Considerazione sugli effetti dell'amore : “ Il piacere
della visione scorrendo per gli occhi si posa nel petto : e sempre
traendo l'idolo dell'amato, se lo imprime nello specchio dell'anima e
ne riplasma la forma; il flusso della bellezza con raggi invisibili
tratto nell'erotico cuore ne imprime in profondo il riflesso. “
Libro
V, XVIII. Clitofonte diviene oggetto dell'amore ardente di Melite. Ed
ecco che in piena luna di miele, proprio nella proprietà di Melite,
riappare in veste di schiava Leucippe, che fa pervenire una lettera
al suo amato rivelando la sua triste condizione.
Libro
V, XXIII. Colpo di scena. Entra furente, mentre Melite e Clitofonte
sono a banchetto, il marito della donna, creduto morto in naufragio,
e percuote selvaggiamente lo sventurato giovane. Ma si capisce che
questa è la premessa alla futura unione di Clitofonte e Leucippe.
Libro
VI, VI, 3. Le cose si complicano, Tersandro, marito di Melite, fa
rapire Leucippe e viene colpito dalla sua bellezza. “ màlista gar
en tois ofthalmòis kàthetai to kàllos “ ( infatti è soprattutto
negli occhi che risiede la beltà ), l'espressione sembra
sottintendere l'influsso della filosofia neoplatonica.
Libro
VI, XVII, 4. Sostene fa il ruffiano e Tersandro il terzo incomodo.
Questo l'argomento di Sostene : “ Un nuovo amore fa appassire il
vecchio; una donna ama soprattutto il presente, e di chi è assente
si ricorda finché non ha trovato uno nuovo : ottenuto un altro,
cancella il primo dalla sua anima. “
Libro
VI, XVIII,3. Fine notazione psicologica : “ Tali infatti sono gli
innamorati, quando cercano di parlare alle amate : non infatti
riponendo il ragionamento nelle frasi, ma con l'anima volta
all'oggetto amato, soltanto con la lingua parlano senza la ragione
per guida. “ Così a proposito di Tersandro, perdutamente invaghito
di Leucippe.
Cap.
XIX. Tutto il capitolo è un interessante seguito di osservazioni
sulla psicologia dell'amore. Amore ed ira sono nemici in apparenza,
ma in realtà alleati; e quando l'amore è dispregiato l'ira viene in
suo soccorso e ne ottiene il dominio, e, a seconda che l'amato
ricambi o no l'amore, questo ritorna oppure affonda inevitabilmente
nelle spire dell'ira.
Libro
VI, XXII. Leucippe esorta Tersandro perché la ponga alla tortura se
vuole piegare la sua volontà. Potrà farla a pezzi o bruciarla, ma
non le toglierà mai la libertà di mantenersi vergine. Un discorso
da vera stoica.
Libro
VII, IV, 5. Clitofonte è imprigionato per opera di Tersandro. In
seguito al racconto della falsa morte di Leucippe, fatto da un servo
di costui che si finge delinquente e compagno di prigionia secondo il
comando del padrone, subito rimane impietrito e dopo poco piange e “
si aperse agli occhi la porta delle lacrime “. Si noti la
somiglianza di questa espressione con quella celebre della poesia
stilnovistica, vedi ad es. Petrarca ( “ ed aperta la via per gli
occhi al core, - che di lagrime son fatti uscio e varco “ ) sonetto
III del Canzoniere, che riprende da Guido Cavalcanti, sonetto
“ Voi che per li occhi mi passaste al core “.
Cap.
V, 2. Clitofonte lamenta, giustamente, i continui annunci della morte
di Leucippe. In effetti ormai è quasi diventato un luogo comune.
Cap.
X-XI. Clitofonte dinanzi al giudice accusa se stesso dell'omicidio di
Leucippe, stravolto dal dolore. Melite, conoscendo la sua innocenza,
cerca di salvarlo, ma interviene Tersandro con un'abile orazione e
sembra avere ormai convinto tutti della reale colpevolezza di
Clitofonte, quando …
Cap.
XVI. Leucippe, in seguito alla fuga del malvagio Sostene, servo di
Tersandro, testimone scomodo e che perciò ha abbandonato la sua
custodia e si è dileguato, si rifugia nel tempio di Artemide. Un
servo del tempio giunge al processo e afferma che Leucippe si trova
nel santuario della dea. A questo punto tutto si risolve. Nel
frattempo era giunto in città e si era recato al tribunale il padre
di Leucippe, Sostrato, il quale dapprima fuori di sé per la falsa
notizia della morte della figlia e furioso contro Clitofonte, ora
quasi sviene per la gioia ed insieme a lui corre al tempio. Quivi
tutti e tre si abbracciano e la storia ormai volge al lieto fine.
Libro
VIII, cap. VIII. Dopo che genitore, figlia e innamorato si sono
recati al tempio di Artemide e hanno udito dal sacerdote la bella
storia di Pan e Siringa, interviene nuovamente Tersandro, citandoli
in tribunale per il giorno dopo. Dinanzi al giudice costui recita un
veemente discorso cercando di dipingere come impostori non solo i due
innamorati, ma pure Melite, sua moglie, il padre di Leucippe, e
addirittura lo stesso sacerdote di Artemide, contro il quale si
scaglia con particolare virulenza. In effetti, almeno all'apparenza,
Tersandro non ha ancora perso la causa. Seguono digressioni su
Siringa e sull'acqua dello Stige.
Cap.
XIV. Tersandro, dopo aver ottenuto che Leucippe sia sottoposta alla
prova della Siringa e Melite a quella dell'acqua dello Stige, viene
palesemente sconfessato, poiché ambedue superano l'esame divino, e
perciò prende la fuga, mentre Sostene, catturato, viene gettato in
prigione.
Cap.
XVI. L'autore mostra di aver ben progettato il suo romanzo, poiché
ora fornisce tramite Leucippe delucidazioni circa il mistero della
sua decapitazione che tanto aveva colpito Clitofonte. Nell'opera ogni
apparente enigma viene svelato e spiegato razionalmente come negli
attuali romanzi gialli.
Cap.
XIX. Clitofonte riceve dallo zio Sostrato notizie della sorella
Calligone, che deve andare sposa a Callistene, il quale all'inizio
l'aveva addirittura fatta rapire, ma poi pentito l'aveva trattata con
ogni riguardo, mostrandosi devotissimo a Sostrato. Avendo preso la
fuga Tersandro, vengono vanificati anche gli ultimi ricorsi
processuali, tutto si risolve al meglio. Sostrato, Clitofonte e
Leucippe si recano allora a Bisanzio, dove gli innamorati si sposano,
e di qui a Tiro, dove assistono ai sacrifici per le nozze di
Calligone e Callistene, dopodiché tornano a Bisanzio.
E
qui termina la vicenda.
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