venerdì 3 gennaio 2014

Il romanzo ellenistico. Achille Tazio.





Achille Tazio, Leucippe e Clitofonte, Paris, Les Belles Lettres, 1995


I, 1 e seg. : lunghissima descrizione di un affresco. Si noti l'accurato resoconto di ogni particolare del quadro, dal giardino alla spiaggia, alla fanciulla sopra il toro, in particolare la fanciulla, la cui veste è “ uno specchio del corpo “. Autore sensitivo e sensuale. Anche De Foe, tanto per divagare, descrive la vegetazione lussureggiante e suggestiva dell'isola di Robinson, ma con quale diverso spirito ! Tanto l'inglese è animato dall'amore per le cose reali e concrete, quanto il greco dall'immaginazione sognante e sensuale.
I, XV, 7. Descrizione del giardino ove si trova la fanciulla. Pittura complicata, termina in una unione di forme e colori, dove si confondono piumaggi variopinti di pavoni e di pappagalli ed eleganze di cigni con la leggerezza e lo splendore dei calici delle rose e dei narcisi, e l'incanto delle violette pari alla calma del mare, culminando nella metafora “ ed era una fioritura di piume “.
Libro II, 1-2 : elogio della rosa. Motivo ricorrente nella poesia ( Ariosto, Marino e altri ).
Libro II, cap. XI: descrizione dell'abito di nozze della promessa sposa ( quella imposta dal padre e non desiderata da Clitofonte ). Pittura molto accurata, seguita da un aneddoto sull'origine dell'uso della porpora ( leggenda di Tiro ) : il romanzo appare un seguito compiaciuto di digressioni e di descrizioni dirette evidentemente a un pubblico che non aveva fretta, amava i particolari e propendeva ad un atteggiamento contemplativo. Tutto l'opposto dei nostri racconti d'azione che sono un affastellamento di colpi di scena, di azioni frenetiche, amati da un pubblico drogato dalla televisione.
Cap. XIII. Appare Callistene, giovane ricco e dissoluto, che si innamora della promessa sposa e, solo per averne sentito parlare, desidera sposarla. Ecco un tipo simile al duca di Vallombrosa del Capitan Fracassa ! Al diniego del genitore vuol fare rapire la fanciulla ( Don Rodrigo ! ).
Oltre le digressioni, l'autore introduce anche divertenti favole esopiche. La trama viene diluita ulteriormente. ( Libro II, XXI e XXII ) favole della zanzara e del leone.
Cap. XXIII, 4 : giochi di parole ( gusto barocco ! ) : oùto kai to elpìzon efobeito mou kai échaire to lupoùmenon ( così lo sperare mi incuteva timore e dava gioia l'essere inquieto ).
Libro II, XXIX : capitolo interamente dedicato a considerazioni di carattere morale sugli effetti della parola.
Cap. XXXII. C'è un interesse “ naturalistico “ in questo romanzo : descrizione della nave che si allontana dal porto di Berito. Non è tanto la trama che interessa l'autore quanto l'incanto della parola evocativa.
Cap. XXXVI. Massima di sapore romantico : “ E' sempre desiderabile ciò che non sazia mai. “ ( Potheinòn gar aei to akòreston. )
Libro III, cap. III e IV : il naufragio. Descrizione minuziosa e realistica della battaglia tra passeggeri e marinai per salvarsi la pelle. Analogie con il Robinson Crusoe. VII : descrizione di un quadro rappresentante Andromeda. Per la suggestività delle immagini e dei colori ( “ Le braccia della fanciulla di un bianco puro mutavano in livido, e sembravano morire le dita “ ) ricorda Gustave Moreau. L'ékfrasis è lunga e particolareggiata ( descrizione minuziosa della testa di Medusa e del pugnale biforme di Perseo, metà daga e metà falce ) ed è seguita da quella concernente il quadro di Prometeo. Evidentemente l'autore presuppone che il lettore non abbia alcuna fretta di conoscere il seguito delle avventure dei due innamorati, ma si diletti nella contemplazione di belle immagini. Un gusto che è agli antipodi di quello del lettore moderno, impaziente e attirato quasi soltanto dai colpi di scena.
Cap. XV, 4, scena di sacrificio e di antropofagia. La presunta Leucippe viene sacrificata da briganti egiziani e le sue interiora vengono divorate. La scena è veramente ad effetto e sorge inaspettata. L'autore è un maestro del colpo di scena oltre che degli “ effetti speciali “ ( le descrizioni minuziose e sensuali di sopra ).
Libro III, XVII, 7. Gusto per l'orrido e per il colpo di scena. Leucippe esce dalla tomba e così come si trova, sventurata, abbraccia Clitofonte atterrito. Si tratta di una morte simulata, ma Clitofonte ancora non lo sa.
Libro III, XXV : descrizione della fenice. Il figlio della fenice morta ne porta il corpo, scortato dagli altri uccelli, fino al Nilo e, posatosi nei pressi sovra un'alta rupe, attende che il sacerdote di Elios venga, accompagnato dai suoi servi, per la sepoltura. Graziosa è la pittura del soggetto sia per la vistosità dei colori del piumaggio, cianeo, simile alle rose, risaltante di raggi dorati, sia per la posa ( esso attende pari a un re sopra un'altura ).
Libro IV : entra in scena il nostro “ Don Rodrigo “, Carmide, capitano dei soldati, che ha collaborato alla liberazione di Leucippe, ma inevitabilmente si è innamorato di lei e vuole averla a tutti i costi ( cap. VI ).
Libro IV, cap. VIII, 2 : elogio del bacio ( “ il bacio è infinito e insaziabile e sempre nuovo “ ). E' l'unico pegno d'amore ricevuto da Leucippe, dice Clitofonte. E naturalmente non vuole cederla a Carmide neppure per un attimo.
Libro IV, IX, 2 : Leucippe ha improvvisamente una crisi epilettica. A parte l'avversità della sorte che si accanisce contro i due amanti, è evidente che il personaggio di Leucippe ha i tratti tipici della donna fatale : attrae chiunque con la sua bellezza, la passione d'amore che suscita è perpetuamente accompagnata dalla sventura, inoltre ella stessa è colpita dalla “ malattia sacra “, più fatale di così !
Libro IV, XIV, pag. 123. Morte del capitano egizio in battaglia contro i pastori delle paludi, così viene eliminato il terzo incomodo. Suggestiva descrizione del Nilo e della pianura d'Egitto. La narrazione dello scontro sembra propria di uno storico.
Pag. 124. Gusto dell'antitesi e del paradosso, si potrebbe dire “ barocco “, ad es. : “ Entrambe cose straordinarie e incredibili, nell'acqua un combattimento terrestre, e sulla terra un naufragio. “
Libro V, I : descrizione suggestiva di Alessandria. Cap. III : di nuovo la descrizione di un quadro rappresentante il banchetto di Procne, Filomela e Tereo, mentre le donne rivelano all'uomo di aver mangiato le carni del figlio. Solito gusto per l'ékfrasis.
Libro V, 3-4 : di nuovo il gusto per l'orrido. I briganti rapiscono Leucippe in Alessandria e fuggendo su un'imbarcazione dinanzi agli occhi dell'amato, ma da lontano, le tagliano la testa.
Libro V, 10, 4 : NB tutta l'ingarbugliata vicenda non sarebbe accaduta se una lettera inviata da Sostrato, padre di Leucippe, fosse arrivata in tempo prima della fuga di Leucippe e Clitofonte, nella missiva la fanciulla veniva promessa in sposa al “ fortunato “ Clitofonte.
Libro V, XIII, 4. Considerazione sugli effetti dell'amore : “ Il piacere della visione scorrendo per gli occhi si posa nel petto : e sempre traendo l'idolo dell'amato, se lo imprime nello specchio dell'anima e ne riplasma la forma; il flusso della bellezza con raggi invisibili tratto nell'erotico cuore ne imprime in profondo il riflesso. “
Libro V, XVIII. Clitofonte diviene oggetto dell'amore ardente di Melite. Ed ecco che in piena luna di miele, proprio nella proprietà di Melite, riappare in veste di schiava Leucippe, che fa pervenire una lettera al suo amato rivelando la sua triste condizione.
Libro V, XXIII. Colpo di scena. Entra furente, mentre Melite e Clitofonte sono a banchetto, il marito della donna, creduto morto in naufragio, e percuote selvaggiamente lo sventurato giovane. Ma si capisce che questa è la premessa alla futura unione di Clitofonte e Leucippe.
Libro VI, VI, 3. Le cose si complicano, Tersandro, marito di Melite, fa rapire Leucippe e viene colpito dalla sua bellezza. “ màlista gar en tois ofthalmòis kàthetai to kàllos “ ( infatti è soprattutto negli occhi che risiede la beltà ), l'espressione sembra sottintendere l'influsso della filosofia neoplatonica.
Libro VI, XVII, 4. Sostene fa il ruffiano e Tersandro il terzo incomodo. Questo l'argomento di Sostene : “ Un nuovo amore fa appassire il vecchio; una donna ama soprattutto il presente, e di chi è assente si ricorda finché non ha trovato uno nuovo : ottenuto un altro, cancella il primo dalla sua anima. “
Libro VI, XVIII,3. Fine notazione psicologica : “ Tali infatti sono gli innamorati, quando cercano di parlare alle amate : non infatti riponendo il ragionamento nelle frasi, ma con l'anima volta all'oggetto amato, soltanto con la lingua parlano senza la ragione per guida. “ Così a proposito di Tersandro, perdutamente invaghito di Leucippe.
Cap. XIX. Tutto il capitolo è un interessante seguito di osservazioni sulla psicologia dell'amore. Amore ed ira sono nemici in apparenza, ma in realtà alleati; e quando l'amore è dispregiato l'ira viene in suo soccorso e ne ottiene il dominio, e, a seconda che l'amato ricambi o no l'amore, questo ritorna oppure affonda inevitabilmente nelle spire dell'ira.
Libro VI, XXII. Leucippe esorta Tersandro perché la ponga alla tortura se vuole piegare la sua volontà. Potrà farla a pezzi o bruciarla, ma non le toglierà mai la libertà di mantenersi vergine. Un discorso da vera stoica.
Libro VII, IV, 5. Clitofonte è imprigionato per opera di Tersandro. In seguito al racconto della falsa morte di Leucippe, fatto da un servo di costui che si finge delinquente e compagno di prigionia secondo il comando del padrone, subito rimane impietrito e dopo poco piange e “ si aperse agli occhi la porta delle lacrime “. Si noti la somiglianza di questa espressione con quella celebre della poesia stilnovistica, vedi ad es. Petrarca ( “ ed aperta la via per gli occhi al core, - che di lagrime son fatti uscio e varco “ ) sonetto III del Canzoniere, che riprende da Guido Cavalcanti, sonetto “ Voi che per li occhi mi passaste al core “.
Cap. V, 2. Clitofonte lamenta, giustamente, i continui annunci della morte di Leucippe. In effetti ormai è quasi diventato un luogo comune.
Cap. X-XI. Clitofonte dinanzi al giudice accusa se stesso dell'omicidio di Leucippe, stravolto dal dolore. Melite, conoscendo la sua innocenza, cerca di salvarlo, ma interviene Tersandro con un'abile orazione e sembra avere ormai convinto tutti della reale colpevolezza di Clitofonte, quando …
Cap. XVI. Leucippe, in seguito alla fuga del malvagio Sostene, servo di Tersandro, testimone scomodo e che perciò ha abbandonato la sua custodia e si è dileguato, si rifugia nel tempio di Artemide. Un servo del tempio giunge al processo e afferma che Leucippe si trova nel santuario della dea. A questo punto tutto si risolve. Nel frattempo era giunto in città e si era recato al tribunale il padre di Leucippe, Sostrato, il quale dapprima fuori di sé per la falsa notizia della morte della figlia e furioso contro Clitofonte, ora quasi sviene per la gioia ed insieme a lui corre al tempio. Quivi tutti e tre si abbracciano e la storia ormai volge al lieto fine.
Libro VIII, cap. VIII. Dopo che genitore, figlia e innamorato si sono recati al tempio di Artemide e hanno udito dal sacerdote la bella storia di Pan e Siringa, interviene nuovamente Tersandro, citandoli in tribunale per il giorno dopo. Dinanzi al giudice costui recita un veemente discorso cercando di dipingere come impostori non solo i due innamorati, ma pure Melite, sua moglie, il padre di Leucippe, e addirittura lo stesso sacerdote di Artemide, contro il quale si scaglia con particolare virulenza. In effetti, almeno all'apparenza, Tersandro non ha ancora perso la causa. Seguono digressioni su Siringa e sull'acqua dello Stige.
Cap. XIV. Tersandro, dopo aver ottenuto che Leucippe sia sottoposta alla prova della Siringa e Melite a quella dell'acqua dello Stige, viene palesemente sconfessato, poiché ambedue superano l'esame divino, e perciò prende la fuga, mentre Sostene, catturato, viene gettato in prigione.
Cap. XVI. L'autore mostra di aver ben progettato il suo romanzo, poiché ora fornisce tramite Leucippe delucidazioni circa il mistero della sua decapitazione che tanto aveva colpito Clitofonte. Nell'opera ogni apparente enigma viene svelato e spiegato razionalmente come negli attuali romanzi gialli.
Cap. XIX. Clitofonte riceve dallo zio Sostrato notizie della sorella Calligone, che deve andare sposa a Callistene, il quale all'inizio l'aveva addirittura fatta rapire, ma poi pentito l'aveva trattata con ogni riguardo, mostrandosi devotissimo a Sostrato. Avendo preso la fuga Tersandro, vengono vanificati anche gli ultimi ricorsi processuali, tutto si risolve al meglio. Sostrato, Clitofonte e Leucippe si recano allora a Bisanzio, dove gli innamorati si sposano, e di qui a Tiro, dove assistono ai sacrifici per le nozze di Calligone e Callistene, dopodiché tornano a Bisanzio.
E qui termina la vicenda.


Nessun commento:

Posta un commento