Occhio
del serpente, cupi e immiti
sibili
d'arcani dei freddi venti,
oh,
nubi d'oro, attesa di fulgenti
alabastrine
colonne agli inviti
di
giochi e canti sotto le volte agili,
gigli
irrompenti ai raggi fra i veli
sèrici,
iridati specchi fragili
fra
mille risa, sapidi cieli.
Nebuloso
sonno, manto di maghi,
lubrico
vagola ai sulfurei draghi
per
arabeschi purpurei; invoca
voce
il volo e le plaghe varca roca
del
negromante e grida sovra il sangue
salso
e inebria all'urlo il criseo angue.
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